ROMA. Smog ed elevati livelli di inquinamento atmosferico aumentano il rischio di ammalarsi di sclerosi multipla, malattia neurodegenerativa che provoca lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Sono le conclusioni di uno studio pubblicato sul sito della rivista scientifica 'Revue Neurologique' e condotto da un team internazionale guidato da Lilian Calderon-Garciduenas, del Centro di neuroscienze funzionali e strutturali dell'Università del Montana.
Non solo dunque una ben nota causa di malattie respiratorie, oncologiche e cardiovascolari, l'inquinamento atmosferico è, già da anni, sospettato di essere anche un potente fattore di rischio ambientale per le malattie neurologiche e le neuropatologie.
In particolare, lo studio appena pubblicato, si concentra sugli effetti del PM10 e degli ossidi di azoto e ne esamina le conseguenze cliniche, cognitive, strutturali cerebrali e metaboliche. Per concludere che diffuse neuroinfiammazioni, danni all'apparato neurovascolare e produzione di autoanticorpi contro le proteine neurali sono risultati «preoccupanti nei bambini cronicamente esposti a concentrazioni superiori alle norme vigenti per l'ozono e il particolato fine (PM2.5), e possono costituire significativi fattori di rischio per lo sviluppo della malattia di Alzheimer» in età avanzata. Mentre pochi giorni fa un altro studio, pubblicato sul sito della rivista scientifica 'Environmental Research', mostrava come l'esposizione al Pm10 aumenti i ricoveri ospedalieri per sclerosi multipla.
A realizzare il monitoraggio, un gruppo di ricercatori lombardi che ha rilevato un aumento acuto nelle risposte infiammatorie sistemiche e nella neuroinfiammazione, ipotizzando che l'inquinamento atmosferico possa avere un ruolo nel determinare la presenza e le recidive di sclerosi multipla.
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