BRUXELLES. Invece che essere sconfitti definitivamente dagli antibiotici, come si credeva nel secolo scorso quando questi farmaci erano appena stati scoperti, i batteri stanno vincendo la guerra, diventando sempre più resistenti. È il messaggio che viene dal rapporto annuale dell'European Center for Diseases Control, che certifica un consumo ancora troppo alto e di conseguenza un aumento del fenomeno della resistenza, con l'Italia nella lista dei cattivi.
«Potenzialmente siamo vicini alla fine dell'era degli antibiotici - ha avvertito Vytenis Andriukaitis, commissario Ue alla Salute, durante la conferenza di presentazione dei dati a Bruxelles, iniziata con le condoglianze alle vittime del terrorismo in Francia -. Lo scorso anno sono morte in Europa 25mila persone per infezioni resistenti».
Quest'anno il focus degli esperti europei, ricavato dal sistema di sorveglianza Ears-Net dell'Unione Europea, è sugli enterobatteri carbapenemasi resistenti, una famiglia particolarmente pericolosa perchè lascia pochissime opzioni per la terapia. L'Italia era già nel gruppo peggiore, con il batterio endemico, due anni fa, e conferma il primato, che detiene per quasi tutti gli altri batteri monitorati dall'Ecdc.
Nel caso dell'Escherichia Coli, uno dei più diffusi, il nostro paese aveva nel 2011 meno del 25% di, mentre ora è entrato nella fascia più alta, quella tra il 25 e il 50%. Per gli acinetobacter, una delle cause delle infezioni ospedaliere, siamo ormai sopra il 50%, mentre per il 'famoso' staffilococco aureo resistente alla meticillina (mrsa) siamo nella fascia 25-50%, battuti solo dalla Romania. Percentuali tra il 25 e il 50% si trovano anche per Klebsiella, una delle cause principali delle infezioni urinarie.
Quest'anno la Giornata Europea di Attenzione agli Antibiotici, durante la quale viene lanciato il rapporto, coincide con la settimana che per la prima volta l'Oms dedica a questo tema con lo slogan 'Antibiotici: maneggiare con cura'.
«Dobbiamo aumentare la consapevolezza in tutti gli Stati - ha affermato Zsuzsanna Jakab, direttrice dell'ufficio europeo dell'Oms -. Ancora oggi non si sa che per curare un'influenza non è necessario un antibiotico».
A testimoniare un uso ancora smodato degli antibiotici è il rapporto, basato sui dati della sorveglianza Esac-net dell'Unione Europea. Il dato medio Ue di consumo fuori dagli ospedali per il 2014 è 21,6 dosi al giorno ogni mille abitanti, e varia dalle 10,6 dell'Olanda alle 34,6 della Grecia. L'Italia, con 27,8 dosi, è al quinto posto,dietro a Francia, Romania e Belgio. Per quanto riguarda il consumo di antibiotici negli ospedali la media europea è sostanzialmente stabile a 2 dosi al giorno ogni mille abitanti. Anche in questo caso i più virtuosi sono gli olandesi, con una dose al giorno, mentre i peggiori sono i finlandesi con 2,6, mentre l'Italia resta sopra la media europea con 2,2 e in generale, a parte l'eccezione finlandese, il sud Europa prevale nel consumo.
«La popolazione del sud Europa vuole evitare l'incertezza e fare subito qualcosa, questo è un fattore culturale che incide sul consumo - ha spiegato Dominique Monnet dell'Ecdc - ma accanto a questo c'è un problema di controllo e di consapevolezza del problema».
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