ROMA. Sta per compiere un anno la storica discesa della missione Rosetta sulla cometa 67/P e si comincia a programmare il gran finale, cioè la manovra con cui la sonda si tufferà sulla cometa, dove si trova già il lander Philae. Più dolce sarà l'impatto, più gli strumenti di Rosetta saranno in grado di raccogliere dati straordinari. Previsto nel settembre 2016, sarà un momento emozionante per i ricercatori. «Ci saranno molte lacrime» rileva Matt Taylor, responsabile scientifico della missione dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Si pensa di far avvicinare la sonda alla cometa lentamente, con un volo a spirale per poi cominciare delle orbite sempre più ravvicinate che porteranno la sonda a cadere sulla cometa. Progettata per funzionare in orbita, Rosetta quando sarà sulla cometa non riuscirà più a orientare l'antenna per comunicare con la Terra e neanche i pannelli solari verso il Sole. «Una volta toccata la cometa - dice Sylvain Lodiot, responsabile delle operazioni - il 'gioco sarà finitò». Lanciata nel 2004, Rosetta ha raggiunto la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko 10 anni dopo e nel novembre 2014 ha liberato il lander Philae che è atterrato sulla sua superficie. Nato dalla collaborazione tra le agenzie spaziali di Germania (Dlr), Italia (Asi) e Francia (Cnes), il lander è stato il primo veicolo a posarsi sul suolo di una cometa, atterrando però in un luogo diverso da quello previsto e in una zona poco illuminata. Così è entrato in ibernazione dopo pochi giorni dall'atterraggio, per riprendere i contatti con la sonda da giugno a luglio scorsi. Al contrario, Rosetta è stata sempre in attività ma il suo lavoro non potrà essere 'a tempo indeterminato'. I finanziamenti finiranno nel settembre 2016 e da quel momento la cometa sarà diretta verso le regioni esterne del Sistema Solare, dove la sonda riceverà troppo poco luce per funzionare. «Si pensava di ibernare la sonda mentre la cometa si allontanava dal Sole per poi 'risvegliarla' quando si sarebbe riavvicinata tra 4 o 5 anni», rileva il direttore di volo di Rosetta, Andrea Accomazzo. «Ma - aggiunge - il freddo dello spazio profondo potrebbe danneggiare la sonda». L'impatto sulla cometa e il 'ricongiungimento' con Philae così è diventato il finale più probabile.