ROMA. Sentire dolore per un robot ferito, provando empatia con una macchina, è 'umano': lo dicono chiaramente i processi che avvengono nel cervello delle persone mentre osservavano immagini di robot feriti da un coltello. Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports e coordinato da Yutaka Suzuki, dell'università giapponese Toyohashi, aiuterà a progettare meglio i futuri robot destinati a interagire con l'uomo. Apre inoltre anche importanti considerazioni etiche.
«Per la prima volta si dimostra scientificamente, misurando ciò che avviene nel cervello, che non ci troviamo a nostro agio davanti a una violenza su un robot, o più in generale che possiamo provare sensazioni anche verso una macchina», ha osservato Pericle Salvini, esperto di interazioni uomo-robot della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.
La prova di questa empatia anche nei confronti dei robot arriva dallo studio sulle reazioni di 15 volontari, misurandone l'attività cerebrale, davanti a immagini di mani umane e mani robotiche ferite accidentalmente con delle forbici. Di fronte ai video tutti i soggetti hanno infatti mostrato di immedesimarsi nel dolore, provando empatia anche nei confronti dei robot (sebbene se in misura ridotta).
Lo studio dimostra quindi come l'uomo possa provare sentimenti anche verso semplici macchine e potrebbe dare importanti indicazioni per migliorare i robot progettati per assistere l'uomo, ad esempio gli anziani o i bambini autistici.
«Questi risultati sollevano anche importanti questioni etiche», ha commentato Salvini. «Da un lato - ha proseguito - quello dei diritti delle macchine, ad esempio sul permettere o no che una macchina possa essere maltrattata, dall'altro a interrogarci sulla funzione stessa di robot, capire se abbia senso renderli sempre più umanizzati e sviluppare ancor di più un senso di empatia nei loro confronti».
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