PALERMO. Tra i vari racconti leggendari che caratterizzano la tradizione popolare siciliana, non può non essere menzionata quella di Scilli e Cariddi. Una leggenda incentrata sull'ambiente marino, ambientata nello Stretto di Messina. In uno scoglio viveva una creatura mostruosa, di nome Cariddi. Si trattava della figlia della Terra e di Poseidone. Durante la vita da donna, fu sempre molto vorace tanto che quando Eracle attraversò lo Stretto con le mandrie di Gerione, Cariddi divorò gli animali. Fu così che Zeus la punì, colpendola con uno dei suoi fulmini e facendola precipitare in mare. Fu allora che Cariddi da donna diventò un mostro. Ogni giorno, e per tre volte al dì, Cariddi ingurgitava acqua con tutto ciò che in essa si trovava, inghiottendo anche navi che si avventuravano nei suoi paraggi. Solo Ulisse riuscì a sfuggire al mostro quando passò dallo Stretto, in seguito al naufragio provocato dal sacrilegio contro i buoi del Sole. Ulisse infatti riuscì ad aggrapparsi a un albero di fico cresciuto all'interno della grotta dove si trovava Cariddi. Ulisse si mise in salvo, riprendendo così la navigazione. Tuttavia, sulla sponda opposta allo Stretto, viveva un altro mostro, esattamente nello scoglio di Scilla. Nella sua Odissea, Omero racconta di Scilla di cui Glauco si innamorò, preferendola alla maga Circe. Quest'ultima decise così di vendicarsi mescolando erbe malefiche all'acqua della fonte nella quale Scilla si bagnava. Fu allora che il corpo di Scilla si trasformò tanto che dal suo bacino spuntarono dei cani mostruosi. Secondo altre versioni, Circe trasformò Scilla in mostro perchè oggetto del desiderio di Poseidone, e non di Glauco. Poseidone infatti era innamorato di Scilla, che la preferì ad Anfitrite.