SASSARI. Bassa statura? Non solo l'uomo e non solo in Sardegna: è una caratteristica di tutte le isole. E riguarda anche certe specie di animali. Ad esempio il cavallino della Giara, altopiano del Medio Campidano. «La presenza dei geni che riducono l'altezza - spiega Francesco Cucca, professore di genetica dell'Università di Sassari e direttore dell'Istituto di Genetica e Ricerca Biomedica del Consiglio delle Ricerche (Irgb-Cnr) - è tipica dei grandi mammiferi delle isole». Una teoria tipicamente darwiniana. «Si presuppone - sottolinea il ricercatore che ha coordinato lo studio pubblicato su Nature Genetics - che la mancanza di centimetri, in un contesto ambientale caratterizzato da risorse limitate, riuscisse a garantire maggiori probabilità di sopravvivenza». La ricerca ha riguardato la vallata di Lanusei, in Ogliastra: oltre l'omonimo paese ci sono anche Elini, Arzana e Ilbono. «La popolazione sarda ha caratteristiche che costituiscono terreno fertile per le analisi genetiche - continua Cucca - La prima è la distribuzione relativamente omogenea della variabilità genetica in differenti aree dell'isola. Inoltre per via della sua antica e complessa storia demografica, in Sardegna si trovano varianti genetiche molto rare altrove. Questo consente di valutare con più precisione i loro effetti sui parametri esaminati. Al tempo stesso quella sarda è una popolazione che fornisce un'eccellente rappresentazione della variabilità genetica trovata nell'intera Europa». «Per questi motivi - argomenta il docente - molte delle correlazioni tra geni e malattie e tra geni e variabili misurabili come l'altezza, o i livelli ematici di lipidi ed emoglobina, inizialmente rilevate nei sardi, vengono poi replicate attraverso studi mirati in altre popolazioni europee». Non solo altezza: le scoperte dello staff di studiosi potrebbero avere implicazioni importanti nello sviluppo delle terapie sulla talassemia, patologia molto diffusa in Sardegna. «Nello studio sull'emoglobina - precisa Cucca - per quanto riguarda i prodotti dei geni si possono individuare possibili bersagli della terapia. Ci vorrà del tempo, è vero, ma sicuramente la strada è aperta». Possibili sviluppi anche per il terzo studio pubblicato su Nature Genetics. «Le infiammazioni che possono essere in qualche modo anche utili, possono avere implicazioni gravi ad esempio in campo cardiovascolare - afferma il ricercatore - Ecco, anche in questo caso il nostro studio approfondisce i meccanismi che stanno alla base. Consentendo di avere una conoscenza più ampia per studiare le eventuali contromisure».