Scoperta una «via» nuova contro i tumori alla mammella più difficili: un nuovo studio ha portato alla luce nuove terapie che inducono il sistema immunitario a reagire alla malattia in modo naturale. L'Oncoimmunoterapia - già risultata efficace per il melanoma e il cancro al polmone -
attiva le difese naturali dell'organismo e «rieduca» il sistema immunitario a riconoscere il cancro per poi distruggerlo.
In futuro, dunque, non sarà più necessario farsi asportare mammelle o ovaio colpiti, come ha fatto l'attrice Angelina Jolie, per evitare il rischio di cancro. I nuovi farmaci utilizzano una tecnica che impedisce alle cellule cancerose di evadere la sorveglianza del sistema immunitario e trasformarsi in tumore: «L'oncoimmunoterapia - spiega Pierfranco Conte - sembra particolarmente promettente proprio verso quei tumori al
seno più aggressivi». E così il temuto gene Brca mutato da 'spauraccio diventa una occasione per una terapia più efficace.
La prova arriva da uno studio condotto presso l'Istituto Oncologico Veneto di Padova su 400 pazienti. Consiste nell'utilizzo di farmaci intelligenti inibitori di un enzima chiave nei processi di riparazione che le cellule carcerose sono in grado di utilizzare. La scoperta più importante è anche che la terapia immune è duratura nel tempo: «il sistema immunitario - prosegue Conte - diventa capace di controllare il tumore molto a lungo. Finalmente si può cominciare a parlare di guarigione».
Ma non è finita qui. La novità della cura è anche che con le nuove tecniche ci sono buone prospettive per la donna di conservare la fertilità e la sessualità anche dopo un tumore al seno guarito. Con questa nuova tecnica si potranno anche evitare in futuro casi Jolie, l'attrice aveva una mutazione ereditaria a carico del gene Brca1 che aumenta il rischio di tumori al seno e all'ovaio e per evitare il rischio della malattia si è fatta asportare gli organi.
«Negli ultimi dieci anni - racconta Conte - la ricerca contro il cancro ha puntato moltissimo sui cosiddetti farmaci 'intelligentì o farmaci 'target', diretti cioè su bersagli molecolari presenti nelle cellule tumorali con l'obiettivo di modificarne alcune proprietà quali la capacità di replicarsi, di non morire nonostante i danni indotti dalla chemioterapia e radioterapia, di diffondersi ad altri organi». Questa via ha prodotto risultati significativi che hanno consentito in molti casi di aumentare la probabilità di guarire, soprattutto per alcuni tipi di tumore mammario quali i tumori a recettori ormonali positivi e i tumori Her2 positivi.
«Sono però emersi anche i limiti di queste terapie a causa della capacità del cancro di mutare continuamente - conclude Conte - e quindi di diventate insensibile agli stessi farmaci che funzionavano poco tempo prima. Per cui adesso si sta provando a combattere i tumori utilizzando (oltre ai farmaci target) sostanze che attivano le stesse difese immunitarie dell'organismo».
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