ROMA. Pronto il modello per simulare la propagazione di eventuali tsunami nel Mediterraneo, a prepararlo è stato un uno studio guidato da Achilleas Samaras, dell'Università di Bologna. Il lavoro pubblicato sulla rivista 'Ocean Science' mostra come si diffonderebbero le onde di maremoto colpendo le zone costiere di sud Italia e Grecia. Gli tsunami nel Mediterraneo sono meno frequenti di quelli che si generano negli oceani Pacifico e Indiano ma il rischio esiste anche nei nostri mari e a testimoniarlo sono in particolare due importanti precedenti. Il primo avvenuto al largo delle coste di Creta nel 365 d.C, che provocò migliaia di vittime e la distruzione di molte città colpendo anche Alessandria; il secondo nel 1908 a Messina, generato da un terremoto di magnitudo 7.0, che provocò onde alte 10 metri. «La carenza più grande nella creazione di un modello di tsunami - ha spiegato Samaras - sta in quello che avviene quando le onde si avvicinano alla costa e proseguono verso l'entroterra». Questo aspetto è quello che più di altri rende distruttive le onde e per comprenderlo i ricercatori hanno analizzato i fondali e le linee costiere di buona parte del Mediterraneo. Il passo successivo è stato quello di simulare terremoti sottomarini generati al largo delle coste della Sicilia orientale e della parte meridionale di Creta e capire come le onde colpirebbero le coste. I risultati mostrano che in entrambi i casi gli tsunami colpirebbero le aree costiere fino a circa 5 metri sul livello del mare e gli effetti più gravi si avrebbero a Creta, con aree di oltre 3,5 chilometri quadrati che finirebbero completamente sotto acqua. «Le nostre simulazioni - ha aggiunto Samaras - possono servire per aiutare le autorità nel creare un database completo di possibili scenari di maremoto nel Mediterraneo, identificare le regioni più vulnerabili e pianificare correttamente la loro difesa».