ROMA. Accelera lo scioglimento dei ghiacciai, il più grande serbatoio d'acqua dolce di una Terra sempre più rovente. La fusione non è mai stata così veloce come in questo inizio di secolo, che si caratterizza per continui record d'aumento delle temperature. A livello mondiale, nel giugno scorso il termometro è salito come mai negli ultimi 136 anni, e nel luglio appena archiviato, almeno in Italia, la colonnina di mercurio ha segnato il valore più alto dal 1800. Le conseguenze sono visibili: dalla moria di pesci nella laguna di Orbetello alle vette della Valle d'Aosta, dove a metà estate la fusione di neve e ghiaccio è a livelli che di solito si osservano solo a fine settembre. Il nuovo allarme sulle aree bianche del globo arriva dal World Glacier Monitoring Service che ha sede all'università di Zurigo. Nel primo decennio del XXI secolo i ghiacciai si sono assottigliati di uno spessore tra i 50 centimetri e il metro ogni anno: un ritmo due-tre volte maggiore rispetto alla media registrata nel secolo scorso. La fusione è stata la più veloce degli ultimi 120 anni, periodo per il quale sono stati registrati i dati, ma il record può essere esteso anche a epoche precedenti, se si esaminano le ricostruzioni fatte a partire da antichi documenti scritti e illustrati. L'intensa perdita di ghiaccio osservata negli ultimi due decenni, evidenziano gli esperti, ha portato a un forte squilibrio dei ghiacciai in molte regioni mondiali. «Questi ghiacciai - spiega il direttore del World Glacier Monitoring Service, Michael Zemp - in futuro continueranno a perdere ghiaccio, anche se il clima rimarrà stabile». Riducendo la scala geografica e temporale, quest'anno l'accelerazione è ben visibile in Valle d'Aosta, dove la fusione è arrivata in anticipo di due mesi. Lo ha appurato Fondazione montagna sicura, secondo cui il 2015 sarà «un anno fortemente negativo per i ghiacciai valdostani». "Dalle osservazioni effettuate - ha fatto sapere la fondazione - appaiono ad oggi evidenti gli effetti delle anomale alte temperature verificatesi anche in quota nelle ultime settimane". A certificare il caldo inusuale nel Belpaese è anche Michele Brunetti, responsabile della banca dati di climatologia storica dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr, secondo cui luglio 2015 ha fatto segnare in Italia un'anomalia di circa 3,6 gradi centigradi sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000), risultando il luglio più caldo dal 1800 ad oggi. Ancora più rovente del 2003, quando il termometro si fermò a +2,6 gradi.