MILANO. Plutone 'baciato' dal Sole mostra una foschia alta 130 chilometri, mentre sulla sua superficie ci sono ghiacciai in movimento: queste le ultime novità svelate dalle immagini della sonda New Horizons della Nasa. La foschia, molto più alta rispetto al previsto, sarebbe prodotta dai raggi ultravioletti del sole che rompono le molecole di gas metano presenti nell'atmosfera del pianeta nano. I ghiacciai in movimento all'interno della pianura Sputnik sembrano suggerire invece una recente attività geologica. L'immagine mozzafiato che ritrae il 'lato oscuro' di Plutone ripreso contro Sole ha lasciato a bocca aperta gli uomini della Nasa. Secondo i loro calcoli, infatti, la temperatura stimata del pianeta nano doveva consentire la formazione di foschie non più alte di 30 chilometri. La foto di Plutone, scattata dalla sonda New Horizons sette ore dopo il suo volo radente, mostra invece una silhouette luminosa che ricorda quasi un'aura composta da due strati di foschia: uno più vicino alla superficie, alto circa 80 chilometri, e uno sovrastante, che si estenderebbe per altri 50 chilometri. «Ora dobbiamo trovare nuove idee per spiegare cosa sta realmente accadendo lassù», ha detto Michael Summers, della George Mason University in Virginia. L'altra incredibile sopresa arriva dalle immagini ravvicinate che raccontano in dettaglio la superficie della pianura ghiacciata Sputnik. Qui, lungo il margine occidentale della famosa regione a 'cuorè, sono ben visibili ghiacciai in movimento ricchi di azoto, monossido di carbonio e metano. «Superfici del genere le abbiamo viste solo su pianeti attivi, come la Terra e Marte, sto davvero sorridendo», ha affermato John Spencer del Southwest Research Institute. Altre immagini ravvicinate e a colori di Plutone (usate per dedurre la composizione della sua superficie) mostrano che all'equatore sono presenti regioni di colore più scuro, mentre nella regione del polo nord c'è una distesa di ghiaccio più chiara: in mezzo i colori vanno via via degradando. Secondo i ricercatori, questo 'disegno' potrebbe essere il frutto dello spostamento stagionale dei ghiacci dall'equatore verso i poli.