ROMA. I mammut, i rinoceronti lanosi, i gatti dai denti a sciabola che popolavano la Terra fino a 11 mila anni fa sono scomparsi per colpa del clima e non dell'uomo. Per i grandi animali del Pleistocene sarebbe stato fatale un rapido e improvviso riscaldamento climatico simile a quello attuale, che ha stravolto le precipitazioni e la distribuzione della vegetazione. Lo rivela lo rivela uno studio pubblicato su Science dal grippo coordinato da Alan Cooper, dell'università australiana di Adelaide.
«Anche in aree dove non erano presenti esseri umani - ha detto Cooper - abbiamo visto che ci sono state estinzioni di massa». Per esempio in America del Nord, il gigante orso dalla faccia corta era scomparso prima che arrivasse l'uomo circa 13 mila anni fa. In Eurasia, quando l'uomo Sapiens è arrivato circa 44 mila anni fa molti grandi animali continuarono a esistere senza problemi per migliaia di anni per poi scomparire durante ripetuti e improvvisi periodi di riscaldamento climatico. Finora si immaginava che ci fosse soprattutto l'uomo dietro a queste estinzioni avvenute in più continenti, dal Nord America, all'Europa all'Asia, alla fine dell'ultima era glaciale. Invece «caccia eccessiva e la modifica e frammentazione degli habitat per mano dell'uomo avrebbero dato solo il colpo di grazia a una popolazione già stressata da un rapido e improvviso aumento delle temperature» ha spiegato uno degli autori, Chris Turney dell'università australiana del Nuovo Galles del Sud.
I ricercatori lo hanno scoperto analizzando il Dna raccolto da campioni di terreno e ghiaccio antico che contengono materiale genetico misto, di piante, animali e microrganismi (cosiddetto Dna ambientale) che permette di ricostruire interi ecosistemi del passato. In più è stata ricostruita la storia climatica del Pleistocene grazie alle carote di ghiaccio prelevate dalla Groenlandia. È stato così osservato che l'estinzione di questi animali coincide con le fasi di riscaldamento climatico
registrate durante l'ultima glaciazione nella quale si sono viste oscillazioni drastiche delle temperature, anche di molti gradi. Inoltre, al contrario di quanto ritenuto finora, i periodi freddi estremi, come l'ultimo massimo glaciale, non sembrano corrispondere con queste estinzioni. Alla luce di questa scoperta, ha sottolineato Cooper, sapere che al riscaldamento globale si aggiungono le pressioni delle attività umane sugli ecosistemi è motivo di «gravi preoccupazioni» per il futuro del nostro ambiente.
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