NEW YORK. Le stampanti 3D, il nuovo 'incubo' di Hollywood. La loro ascesa è vista con sospetto e scetticismo, in alcuni casi con 'paura', dall'industria del cinema e dei cartoni animati, che temono la possibilità di replicare alla perfezione personaggi e oggettistica, talvolta anche comodamente da casa. La pirateria incombe su Hollywood da anni: l'era digitale ha già costretto l'industria del cinema a correre ai ripari per difendersi. E ora le stampanti 3D aprono una nuova frontiera per la pirateria, quella che tocca anche i prodotti fisici finora considerati immuni, con una produzione fai da te legale e che quindi rappresenta una valida alternativa.
«Quando si acquistavano cd, il fatto che fossero un oggetto fisico presentava certe tutele. Quando la musica è stata digitalizzata è diventata solo informazione, con costi nulli per
replicarla», afferma Brett Danaher, professore del Wellesley College, esperto in pirateria e distribuzione digitale. «Ritengo che si possa fare un confronto diretto anche con le stampanti».
Il successo delle stampanti 3D per i prodotti di consumo spingerà - secondo gli osservatori - l'industria cinematografica nello stesso incubo 'legale' che ha sconvolto l'industria della
musica con il boom del digitale negli anni 2000. Il fenomeno per ora è limitato: a riprodurre i supereroi di Hollywood sono finora fan in casa con le loro stampanti 3D. Ma si tratta di un panorama che cambia rapidamente, con le stampanti 3D in grado di trasformare le case in mini fabbriche dove produrre quello che si vuole. Uno dei primi effetti del boom del 3D è quello sui prezzi: l'oggettistica hollywoodiana rischia di vedere scendere i prezzi, con gli oggetti 'riprodotti' che rappresentano un'alternativa ai tradizionali negozi di giocattoli.
Hollywood finora ha evitato significative azioni legali contro i fan delle stampanti 3D, facendo attenzione a non ricreare le conseguenze negative di quando l'industria della musica ha fatto causa ai fan che condividevano musica online. L'azione degli studios si è finora limitata a seguire le linee guida del Digital Millennium Copyright Act, che impone ai siti che ospitano oggetti contraffatti di rimuoverli e notificarlo ai titolari dei diritti.
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