ROMA. Il Parkinson potrebbe aver giocato un ruolo cruciale nella sconfitta di Adolf Hitler durante la seconda guerra mondiale. Ma anche alcuni tratti della sua personalità, definita 'disumana' e caratterizzata da mancanza di rimorso e compassione, potrebbero essere collegati a questa patologia. A sostenerlo è uno studio di Raghav Gupta del Department of Biology del College of New Jersey e di un team della University of Pittsburgh, pubblicato su World Neurosurgery. Secondo gli studiosi il Parkinson potrebbe aver influenzato alcune decisioni cruciali di Hitler, come l'attacco prematuro della Russia nel 1941, la mancata difesa della Normandia nel 1944 e il mantenimento delle forze a Stalingrado nel 1942.
Tutto ciò - spiegano - è il risultato di un 'temperamento instabile', aggravato dal Parkinson.
Lo studio avanza anche l'ipotesi che alcuni tratti della personalità di Hitler potrebbero essere associati al Parkinson.
«La personalità disumana di Hitler, segnata da una vera e propria mancanza di compassione e di rimorso, può anche essere ascritta al suo stato di salute -spiegano gli autori- forzandolo spesso ad agire in modi che oggi caratterizzeremmo come brutali».
«La possibilità che Hitler avesse il Parkinson è stata a lungo oggetto di dibattito» scrive Gupta, rilevando che prove video evidenziano che mostrava un progressivo deterioramento della funzione motoria dal 1933 al 1945. Nell'ultima parte della sua vita, Hitler avrebbe sofferto di un pronunciato tremore alle mani, in particolare quella sinistra, che ha spinto molti studiosi a chiedersi se fosse malato.
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