ROMA. Il cambiamento climatico sta obbligando i pesci ad abbandonare i loro habitat in cerca di acque più fresche in cui poter sopravvivere. Si tratta di uno spostamento relativamente lento ma, senza un intervento a livello mondiale per ridurre le emissioni e contenere il riscaldamento globale, quella dei pesci si trasformerà in una vera e propria corsa verso i poli, che altererà la biodiversità e gli ecosistemi marini. L'allarme arriva da un team di ricercato europei, nordamericani e australiani che fa parte dell'iniziativa Ocean 2015. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, mira a fornire informazioni utili in vista della conferenza Onu sul clima di Parigi in programma a fine anno. Gli esperti hanno preso in esame due scenari futuri sul cambiamento climatico: il primo prevede interventi per limitare l'aumento delle temperature a due gradi centigradi nel 2100, come stabilito dall'accordo di Copenaghen; il secondo si basa sul trend attuale di emissioni, che secondo gli scienziati porterà la temperatura atmosferica a impennarsi di 5 gradi entro la fine del secolo. In questo secondo quadro, l'abbandono degli habitat da parte dei pesci sarà del 65% più veloce, causando cambiamenti alla biodiversità e alle funzioni svolte dagli ecosistemi acquatici. ''Tutte le specie e i servizi che otteniamo dal mare subiranno un impatto, e tutte le persone che beneficiano di tali beni e servizi saranno vulnerabili'', avverte William Cheung della University of British Columbia. A pagare il prezzo più alto sarà la pesca, e quindi quelle comunità costiere che dalla pesca vedono dipendere la propria sicurezza alimentare ed economica. Tuttavia, rileva Cheung, c'è una nota positiva: "abbiamo ancora la possibilità di ridurre in modo considerevole questi impatti, ma più tempo aspettiamo e meno opzioni avremo''.