ROMA. Le foreste non sono solitamente considerate una fonte di inquinamento, anzi. Tuttavia uno studio condotto in Giappone dalla American Society of Agronomy ha mostrato che anche gli alberi possono inquinare. Più precisamente gli studiosi hanno evidenziato che piantagioni molto vecchie di cedri e cipressi stanno causando una quantità di inquinamento pari a quella di terreni agricoli scarsamente curati o di insediamenti urbani. Secondo Masaaki Chiva, autore principale dello studio, l'inquinamento non è comunque colpa degli alberi, ma della gestione di boschi e foreste. In Giappone, come in altri Paesi, le foreste naturali svolgono un ruolo importante nel mantenimento della qualità delle acque. Molte delle piantagioni di cedri e cipressi giapponesi, spiega Chiwa, sono state create tra gli anni '50 e '60, per oltre la metà su terreni privati, per scopi commerciali. Quando sono stati piantati c'era scarsità di questi alberi ma poi quando sono aumentate le importazioni di altri legni le piantagioni sono cadute in declino. Col risultato di un terreno sovraffollato di alberi vecchi e nessun sottobosco. Tali piantagioni ora sono fonte di inquinamento di azoto, che durante le piogge o lo scioglimento di neve si riversa nelle acque vicine causando la proliferazione di alghe. Da dove arriva l'azoto? Gli alberi essendo molto vecchi assorbono dal suolo pochi nutrienti, azoto compreso. Come in un circolo vizioso, il «sovraffollamento» di vecchi fusti non permette nemmeno ai nuovi di crescere e di assorbire azoto e altre sostanze che quindi risultano in eccesso nell'ambiente.