Lunedì 23 Dicembre 2024

Realizzati i primi muscoli che si contraggono con la luce

ROMA. Nuove speranze di una possibile terapia per chi non può più parlare o respirare autonomamente a causa di una paralisi: sono stati infatti costruiti e testati con successo, su topi privi di corde vocali, i primi muscoli che si contraggono quando vengono stimolati dalla luce. Il risultato, spiegato sulla rivista Nature Communications, si deve al lavoro dei ricercatori guidati da Julio Vergara, dell'università della California, che si sono affidati all'optogenetica, una tecnica innovativa che combina l'uso della luce alla manipolazione genetica. Con questo approccio si possono modificare le cellule dei mammiferi, inserendo il gene di una proteina delle alghe sensibile alla luce, la rodopsina. I ricercatori californiani avevano già usato l'optogenetica per realizzare il muscolo del cuore nei topi, facendolo battere con la luce fuori ritmo, per simulare un'aritmia. In quest'ultimo lavoro hanno lavorato sui muscoli che si muovono in modo volontario. «I muscoli dello scheletro - spiega Philipp Sasse, coautore dello studio - seguono regole diverse da quelli del cuore. Ogni loro fibra si contrae separatamente, consentendo di controllare i movimenti, la forza e la precisione del muscolo». Gli studiosi hanno modificato i topi in modo da rendere i loro muscoli fotosensibili, capaci di produrre rodopsina, e testato questo metodo sulla singola laringe. Alcuni tipi di paralisi impediscono ai muscoli della laringe di muoversi separatamente quando si respira. Le terapie usate per trattare le patologie della laringe, con stimolazioni elettriche, si sono rivelate finora inefficaci. Stimolando invece le fibre muscolari con la luce si ottiene un controllo più preciso dei muscoli. «Con l'optogenetica in futuro - aggiunge Vergara - si potranno trattare vari disturbi del movimento. In molte malattie, i nervi si degradano ma i muscoli rimangono funzionanti. Qualsiasi cosa riesca a stabilizzare il muscolo può portare ad una terapia». I ricercatori ora sperano di poter testare il loro metodo l'anno prossimo su maiali vivi, la cui trachea è più larga di quella dei topi, e più simile per dimensioni a quella umana.

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