CHICAGO. Non solo il melanoma, che è il più aggressivo tumore della pelle, ed il cancro al polmone, noto come tra i maggiori 'big killer' tra le neoplasie.
L'immunoterapia - il nuovo approccio di lotta al cancro che punta a risvegliare e 'riarmare' il sistema immunitario per metterlo in grado di combattere le cellule tumorali - ha dimostrato di poter avere un ruolo promettente anche per pazienti colpiti da altri tipi comuni di tumori solidi come il cancro avanzato del fegato, il tumore della testa e collo e quello del colon-retto. A confermarlo sono quattro diversi nuovi studi presentati al 51esimo Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco).
Le ricerche hanno anche identificato dei marcatori genetici che possono essere utilizzati per identificare quali pazienti possono beneficiare maggiormente di queste nuove terapie.
«Il campo dell'immuno terapia diventa ogni anno più eccitante - ha affermato l'oncologo dell'Asco Lynn Schuchter -. Con questo nuovi studi stiamo rapidamente oltrepassando l'era in cui l'immunoterapia era vista come rivoluzionaria solo per un tipo di tumore, ovvero il melanoma. Al contrario, queste nuove molecole si stanno verificando efficaci anche in altri tipi di cancro contro i quali, in pratica, altri trattamenti risultano non funzionare. Inoltre, potremo essere in grado di stabilire in anticipo quali pazienti possono essere i candidati migliori per queste terapie».
In particolare, uno studio di fase III presentato al congresso ha dimostrato l'efficacia del farmaco immunoterapico Pembrolizumab in pazienti con cancro del colon-retto con un particolare marcatore genetico: il 62% di questi ha infatti registrato una riduzione della massa tumorale. Inoltre, il tasso di risposta positivo è stato simile (pari al 60%) anche in pazienti con altri tipi di tumore (ad esempio allo stomaco, prostata e ovaio) caratterizzati dalla stessa anomalia genetica (mmr).
Questo studio, ha commentato il primo autore Dung Le della Johns Hopkins Kimmel Cancer Center di Baltimora, «dimostra come l'immunoterapia possa avere implicazioni su una vasta gamma di forme tumorali, incluse le neoplasie più difficili da trattare». La stessa molecola si è dimostrata anche efficace in pazienti con tumore del collo e testa: uno su quattro ha risposto positivamente al trattamento. Un terzo studio ha anche dimostrato l'efficacia di un'altra molecola immunoterapica, il Nivolumab, contro il cancro avanzato del fegato, con una risposta positiva in termini di efficacia in un paziente su cinque.
Sempre questa molecola ha dato risultati positivi in un ulteriore studio di fase III contro il cancro del polmone non a piccole cellule: i pazienti trattati hanno registrato maggiore possibilità di miglioramento, una maggiore sopravvivenza e minori effetti collaterali rispetto a pazienti trattati con chemioterapia standard.
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