MILANO. Cosa 'pensa' una pianta quando la accarezziamo? Oggi è possibile vederlo, grazie ad una sorprendente installazione realizzata dai ricercatori dell'Università di Firenze ad Expo 2015.
Piantine di salvia e menta sono riunite su un tavolo come pazienti sottoposti ad elettroencefalogramma: gli elettrodi, applicati sulle foglie, registrano ogni segnale elettrico prodotto in risposta al tocco della mano dei visitatori. Ciascuno di questi 'pensieri' viene quindi tradotto in lampi di luce colorata, che illuminano una cupola sospesa sopra i vasi come un cielo variopinto. Un esperimento emozionante, frutto di oltre 15 anni di ricerche, che permette di indagare l'intelligenza delle piante visualizzando le loro sensazioni.
«Proprio come accade negli animali e nell'uomo, anche le piante sono sensibili al tocco», spiega Stefano Mancuso, esperto di neurobiologia vegetale dell'Università di Firenze.
«Le cellule della loro 'pelle' sono dotate di canali che si aprono e chiudono in funzione di stimoli meccanici come tensione e pressione: in questo modo - prosegue l'esperto - regolano il flusso di particelle cariche da una parte all'altra della membrana, generando un segnale elettrico». Questo flusso viene letto come un segnale di aggressione, una vera e propria allerta che viene lanciata a tutto il resto dell'organismo vegetale.
«Le piante non amano essere toccate», ricorda Mancuso. «Per loro il contatto significa essere in prossimità di un pericolo, di un ostacolo o di un'altra pianta concorrente». Da qui la necessità di organizzare una risposta che permetta alla pianta di sopravvivere alla minaccia pur non potendo correre e scappare via. «Negli animali, un simile messaggio di pericolo viene elaborato nel cervello, ma nelle piante questo non c'è. Le funzioni vitali, come la nutrizione e la respirazione, non sono compartimentate in organi ben definiti, ma sono spalmate sull'intero organismo: così anche l'intelligenza è diffusa e coinvolge ogni distretto, dalle radici alle foglie».
Il funzionamento di questo 'cervello diffuso' può essere monitorato grazie agli elettrodi che registrano i segnali elettrici ed il nuovo software, sviluppato dai ricercatori dell'Università di Firenze con il supporto di National Instruments, che permette di tradurre il linguaggio delle piante in segnali a noi comprensibili. «È come se le piante ci parlassero», spiega Mancuso. «Intercettando questi messaggi possiamo scoprire molto di loro: non soltanto se sono state toccate, ma anche se hanno sete, se hanno 'respirato' smog e se hanno trovato inquinanti nell'acqua che hanno bevuto».
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