ROMA. Su Facebook la prima censura non è quella fatta dai filtri del sito, ma quella compiuta dagli stessi utenti: ognuno infatti crea spontaneamente i suoi filtri e finisce per vedere solo quello che desidera vedere. E' questa la conclusione dello studio condotto da alcuni ricercatori che lavorano per lo stesso social network e pubblicata sulla rivista Science. Le scelte individuali su cosa cliccare o meno limitano dunque l'esposizione a idee stimolanti e provocatorie, diverse dalle nostre, molto più degli algoritmi di Facebook, che cercano di anticipare i gusti dell'utente, facendogli 'da scudo' contro punti di vista in conflitto con i suoi. Dato che sempre più persone si affidano ai social media per informarsi, è importante capire quanto siti e browser 'personalizzati' modellino la visione dell'utente rispetto alle tradizionali fonti. I ricercatori hanno quindi studiato gli utenti di Facebook negli Usa che pubblicamente avevano dichiarato le loro preferenze politiche, considerando le notizie pubblicate online per gli amici, vedendo se erano liberali o conservatori, e poi determinando che tipo di notizie erano, se postate da amici dell'utente, e quali notizie sono state cliccate e lette. Messi insieme tutti questi dati hanno indicato che il filtro dell'algoritmo di Facebook aveva prodotto in media un cambio dell'1% nella proporzione di notizie che 'sfidavano' e provocavano le idee dell'utente, mentre le scelte fatte dallo stesso utente facevano calare del 4% le notizie 'spiacevoli'.