Lunedì 18 Novembre 2024

"Skypiamo" o "competitor", quando l'italiano riadatta l'inglese

ROMA. 'Skypiamo o facciamo un meeting al telefono?'. Oppure 'Dobbiamo briffare i nostri partner sui nuovi competitor' : sono due esempi della commistione tra lingue, tra italiano e inglese principalmente, che ormai quasi senza accorgercene utilizziamo correntemente, quasi a creare un ulteriore linguaggio. E' la globabilizzazione delle tecnologie, delle mode e della comunicazione che rappresenta un nuovo uso della lingua inglese 'rispecchiandosi' in qualche modo nelle rispettive lingue madri che assorbono questi neologismi e li riadattano secondo le proprie esigenze. Si potrà storcere il naso ma la conferma della tendenza arriva da Babbel, 300 dipendenti tra Berlino e New York, corsi per imparare 14 lingue, in una app.  Elisa Menozzi, Country Manager Italia di Babbel dice: ''è soprattutto nel nostro Paese che diversi termini, inclusi dalla lingua italiana fra le proprie espressioni, vengono spesso spudoratamente ignorati al posto degli alter ego inglesi. E questo fenomeno, in atto da anni, è in costante crescita. Una ricerca ha documentato che dal 2012 al 2013 l'uso di parole inglesi nella lingua aziendale in Italia è aumentato del 440% . Sorge spontaneo chiedersi quale sia il risultato. E il trend non si può fermare. Meglio quindi affrontare il problema alla radice imparando i termini dell'inglese per il lavoro.” L'America influenza gli italiani già da quando, nei primi anni Ottanta, i paninari si riunivano nei primi fast food e parlavano una lingua tutta loro, condita di boy, hello, very original, ma anche di sfinzia, panozzo e di cuccare. Oggi gli anglicismi provengono dal mondo dei social media e della tecnica e allora troviamo i follower che chattano, skypano, fanno un hang out e leggono blog post. E che dire allora degli yuppie? Qual era il loro vocabolario? Vediamo con Babbel come questi termini sono cambiati nel tempo e con le mode attraverso il quadrato semiotico Parli l’anglo-Italiano, uno strumento analitico, ma divertente. Aba English,  American & British Academy, accademia online specializzata nell’insegnamento dell’inglese con una metodologia unica basata sui principi del metodo naturale, ha realizzato una ricerca su inglese e mondo del lavoro in Italia. Su  più di 3 milioni di studenti emerge che il 65% degli italiani che studia inglese ha un lavoro, una percentuale che dimostra la stretta relazione tra la conoscenza dell’inglese e la possibilità di lavorare anche in tempi di crisi. Un altro 17% studia inglese mentre è alla ricerca di un lavoro, nella speranza che migliorando la lingua, migliorino anche le possibilità di trovare un’occupazione. Il resto degli intervistati sta ancora studiando (18%). 6 italiani su 10 che studiano inglese hanno un lavoro, 1 italiano su 2 studia inglese per lavoro mentre Il 23% degli italiani ammette di essere stato scartato a un colloquio di lavoro per colpa di un livello di inglese insufficiente . Il lavoro è la ragione che motiva il 55% degli intervistati a rimettersi a studiare. Ovviamente la lingua di Shakespeare si studia anche per poter comunicare nei propri viaggi all’estero (16%) o per il desiderio di conoscere una nuova cultura (14%). Il restante 15% adduce ragioni varie. La metà degli intervistati (44%) dichiara di dedicare almeno tre ore alla settimana all’apprendimento delle lingue, mentre il 36% cerca di studiare tra 1 e 3 ore alla settimana. Solo il 20% dedica meno di un'ora allo studio dell’inglese. La ricerca condotta da ABA English permette di mettere in luce anche da quanto tempo gli italiani studiano inglese. Il 23% è alle prese con la lingua della Regina da ben dieci anni, mentre per il 22% la relazione con questa lingua straniera dura tra i tre e i dieci anni. Complice la crisi, c’è anche chi ha ricominciato a studiare da poco: il 25% da uno a tre anni; il 30% da meno di un anno. L’inglese è considerato così importante dagli italiani che nel recente sondaggio di ABA English l’85% ha dichiarato di essere favorevole a sovvenzioni statali per lo studio dell'inglese. Tra le ragioni, il 26% addita la carenza della scuola. Solo il 15% pensa che lo studio di questa lingua straniera non dovrebbe essere finanziato. Ma il vero livello degli italiani qual è? Il 46% frequenta il livello principiante, mentre il 47% possiede un livello intermedio. Solo il 7% può vantarsi di padroneggiare l’inglese come un vero britannico. Con la crisi gli italiani sono diventati più consapevoli che mai dell'importanza dell’inglese nel mondo del lavoro e si stanno impegnando per diventare davvero fluenti.

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