ROMA. La 'casa di riposo perfetta' è un luogo a misura di anziano, caratterizzato da un approccio alla cura non solo medico-assistenziale, ma che guardi al benessere globale dell'ospite e non trascuri la qualità delle relazioni umane che si instaurano al suo interno. Il tutto inserito in un contesto pieno di stimoli, con la progettazione attenta degli spazi affinché non siano asettici come le corsie di un ospedale, ma calorosi e accoglienti come una casa.
Sono alcuni dei criteri su cui dovrebbe essere misurata la qualità delle residenze assistenziali dedicate agli anziani secondo scale di valutazione messe a punto in un progetto coordinato da Elena Luppi, Università di Bologna in collaborazione con due RSA bolognesi, i cui risultati sono resi noti nel volume "Prendersi cura della terza età" (Franco Angeli).
"Il progetto - spiega Luppi - nasce dalla volontà di innalzare la qualità nei servizi per anziani fragili e non autosufficienti, in particolare per tutto ciò che riguarda la relazione di cura. Mancano oggi per queste strutture metri di valutazione oggettiva delle attività di cura, della relazione fra figure professionali e ospiti, che tengano conto della complessità di mansioni e azioni legate al soddisfacimento dei bisogni degli anziani.
Il progetto, spiega, ha permesso di definire alcuni indicatori di qualità della cura, per esempio inerenti la gestione degli spazi: importanti la tranquillità del contesto, il silenzio, il rispetto dei momenti di quiete, le stanze, gli ambienti comuni - che devono essere ricchi di stimoli cromatici, musicali, olfattivi - come pure corridoi e sale d'attesa, da dotare di stimoli visivi di cui ogni ospite possa beneficiare in ogni momento (ad esempio quando è in attesa di una visita).
Altri indicatori riguardano le attività individuali di cura: vietata la freddezza, l'operatore dovrebbe sempre rivolgersi al paziente col sorriso, essere aggiornato sul suo stato di salute, parlargli in modo confortevole, chiamandolo sempre per nome e dando del tu o del lei a seconda delle preferenze del paziente.
Inoltre è importante che l'operatore conosca la storia personale di ciascun ospite, i suoi gusti e preferenze.
"Stiamo proponendo alle ASL gli indicatori sviluppati e speriamo possano essere acquisiti come strumenti per accreditamento, valutazione, monitoraggio - spiega Luppi.
Vogliamo proporli anche ai decisori politici, come strumento per accreditamento, autovalutazione, formazione e innovazione.
Contiamo anche di proporre il disegno valutativo ad altre RSA intenzionate a valutare il proprio operato in un'ottica di riflessione e miglioramento delle proprie pratiche". Difficile dire ad oggi quanto l'Italia sia ancora lontana da questi obiettivi. Nel nostro paese c'è una situazione a macchia di leopardo, con alcune eccellenze (anche in termini di ricerca e innovazione,), ma anche tante situazioni di assistenzialismo, scarsa attenzione al benessere e alla qualità autentica.
Purtroppo mancano linee guida che permettano di valutare in modo uniforme e orientare le RSA in modo preciso su certi standard di qualità".
"Il mondo delle RSA è ancora troppo diversificato e spesso poco conosciuto nelle Regioni italiane - commenta Giuseppe Paolisso della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria.
Questo lavoro è certamente molto utile per individuare dei criteri cui tutte le RSA dovrebbero rifarsi nell'intento di migliorare la salute dell'anziano. Purtroppo oggi non sono molte le RSA che rispondono a questi requisiti, ma è auspicio che in futuro la"casa di riposo perfetta" sia tale soprattutto per l'anziano e non solo "perfetta" in relazione ai fondi pubblici o privati che essa riceve come invece succede spesso oggi".
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