ROMA. Essere in sovrappeso riduce il rischio di demenza. Questa la conclusione a cui è giunto uno studio della Oxon Epidemiology e della London School of Hygiene and Tropical Medicine, pubblicato sulla rivista Lancet Diabetes & Endocrinology.
Il team di ricercatori ha analizzato le cartelle cliniche di circa due milioni di persone (1.958.191), di un'età media di 55 anni e con un indice medio di massa corporea pari a 26.6 (che denota sovrappeso), per circa 20 anni. La loro analisi ha mostrato che le persone sottopeso avevano un 39% in più di rischio di demenza rispetto a coloro che avevano un peso sano, mentre tale rischio si riduceva (sempre rispetto a un peso sano) del 18% in coloro che secondo l'indice di massa corporea erano classificabili come in sovrappeso e del 24% in coloro che invece erano classificabili come obesi.
«Si tratta di risultati sorprendenti», ammette Nawab Qizilbash, uno degli autori della ricerca che è destinata a far discutere perchè sembra mettere in discussione quelli che sono
riconosciuti come i dettami principali per una buona salute psico-fisica, tra i quali avere appunto un peso sano. Il lato «controverso è l'osservazione che le persone in sovrappeso e obese hanno un minor rischio di demenza rispetto a quelle con un normale indice di massa corporea, sane» aggiunge, evidenziando però che qualunque sia l'effetto protettivo dei chili in più (si ipotizza ad esempio che una carenza di vitamine D ed E contribuisca a demenza e possa essere meno comune in coloro che mangiano di più) «non si può pensare che sia bene essere in sovrappeso o obesi».
«Anche se c'è un effetto protettivo - conclude il ricercatore - si potrebbe non vivere abbastanza a lungo per averne i benefici».
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