FIRENZE. «Influisce meno di quello che si può credere sulla lingua italiana il linguaggio usato da giovani e meno giovani sui social network o nei messaggi. È uno strumento che ha i suoi limiti: non credo ci sia nessuno che confonde lo spazio del messaggio su un telefonino con quello che è l'esposizione distesa del proprio pensiero in una prova scolastica». Purista ma aperto ai nuovi mezzi di comunicazione, il professor Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca, risponde così ad una domanda sull'influenza del linguaggio e delle abbreviazioni usate sui social network dai giovani e sulla ricaduta sulla loro forma-pensiero e sull'uso della lingua italiana, a margine dell'apertura delle fasi finali delle Olimpiadi di italiano e della prima delle tre Giornate della lingua italiana. «Se qualcuno fa questa confusione, inserendo un tipo di punteggiatura che non va bene, la scuola giustamente lo richiama all'ordine - aggiunge -. Quel tipo di linguaggio molto colloquiale che si usa in internet, quindi quella confusione tra scritto e parlato tipica del mezzo, non è nociva per la lingua italiana. Al tempo del telegrafo la lingua che si usava per comunicare non ha guastato la lingua italiana. Non credo che chi scrive perchè con la k lo faccia sempre. Lo fa solo perchè lì deve risparmiare spazio».