PARIGI. È l'enfant terrible della moda, dallo stile provocatorio e stravagante, fuori dagli schemi: lo stilista francese Jean Paul Gaultier viene celebrato con una mostra-evento a Parigi. In una scenografia spettacolare al Grand Palais, fino al 3 agosto, tra abiti delle sfilate su manichini parlanti, fotografie, schizzi, documenti d'archivio, estratti di film e videoclip, si ripercorre non solo la sua carriera cominciata negli anni Settanta e tutt'ora in corso, ma anche la sua vita privata, con souvenir di famiglia e un omaggio alle muse che l'hanno ispirato.
«Ho avuto la fortuna di realizzare il mio sogno di bambino: fare questo mestiere. E lo faccio con amore e passione - ha raccontato Gaultier, 62 anni, maglietta marinara, jeans e capelli a spazzola -. Non ho mai pensato che sarei diventato famoso. Ho cominciato ad appassionarmi alla moda da piccolo, dapprima vestendo il mio orsacchiotto Nana e poi le donne in carne e ossa. Non fu Madonna a indossare per prima il mio bustino a coppe coniche, ma il mio orsacchiotto!».
Lo stilista ha voluto che l'esposizione - alla sua decima tappa, dopo l'inaugurazione di Montreal nel 2011, passando per San Francisco, New York, Londra, per citare alcune città, raccogliendo circa un milione e mezzo di visitatori - fosse «una festa», trasmettesse «vitalità», un pò come le sue sfilate. Il percorso comincia con i primi contratti come apprendista per il pret-à-porter da Pierre Cardin nel 1970 (in mostra c'è il primo abito realizzato nel 1971, un velo azzurro da mille e una notte che copre la testa e lascia scoperti il busto e i seni), le collaborazioni con le case di moda Esterel e Patou. Nel 1976 ha fondato la sua maison presentando la prima collezione femminile al Palais de la Decouverte di Parigi. In mostra ci sono 175 abiti di alta moda e prt-à-porter dal 1971 al 2015.
«La mia moda - ha osservato - voleva mostrare fin dall'inizio una donna forte, con delle idee, e bisognava che potesse esprimerle. Per me non c'è un'unica bellezza, ma tante differenti. L'importante è la personalità, accettarsi per come
si è».
Per il curatore Thierry-Maxime Loriot, l'universo di Gaultier è «un universo di tolleranza. Gaultier si sente libero di giocare con la moda, andare oltre gli stereotipi e la tirannia mediatica. La sua moda è avanguardista, incarna le
preoccupazioni e le sfide di una società multiculturale, sfida i codici sociologici e estetici».
Una sezione è dedicata alle sue collaborazioni più emblematiche nel cinema, con Almodovar, Besson e Jean-Pierre Jeunet, nella danza (Angelin Preljocaj, Maurice Bejart) e nella musica (Madonna, Kylie Minogue). Tra le muse che hanno influenzato la sua moda si ricordano Teri Toye, primo modello transessuale degli anni Ottanta, Eve Salvail col suo cranio rasato e tatuato, la cantante lesbica del gruppo Gossip, Beth Ditto, e la drag queen Conchita Wurst.
L'anno scorso Gaultier ha annunciato la fine della sua collezione di pret-à-porter per dedicarsi all'haute-couture: «Oggi c'è molto marketing, non si è più liberi - ha detto Gaultier - Io sono troppo vecchio per questo». E ha concluso: «La moda oggi si è imborghesita, c'è un aspetto molto conservatore. Ma questo permetterà di fare esplodere la creazione. Ci sarà presto un nuovo movimento punk. La moda deve essere uno specchio della società». E tra i sogni nel cassetto c'è quello di creare i costumi per uno spettacolo di cabaret,
tipo Folies Bergère.
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