MILANO. La gola come un retino da pesca, per catturare le prede come fanno i pellicani: così si cibava il bizzarro rettile marino Hupehsuchus, vissuto 248 milioni di anni fa in Cina, in una piccola area (nell'attuale provincia di Hubei) che nel Triassico inferiore era occupata dal mare. E' quanto sembra suggerire il fossile descritto sulla rivista Scientific Reports dal gruppo di ricerca guidato da Ryosuke Motani, dell'Università della California a Davis, e del quale fa parte il paleontologo Andrea Tintori, dell'Università di Milano. Il reperto, che immortala il palato dell'animale come in una 'panoramica' preistorica, permette di ricostruire con maggiore precisione l'identikit di questo rettile. I paleontologi lo definiscono uno 'scherzo' della natura, o meglio, un esperimento dell'evoluzione per ripopolare la Terra dopo la grande estinzione di massa che poco prima aveva cancellato quasi il 95% delle forme di vita sul pianeta. ''I resti impressi nella roccia appartengono ad un esemplare adulto lungo all'incirca un metro'', spiega Tintori. ''Quello che ci ha stupiti è la struttura della mandibola, che appare molto lunga, sottile e senza denti. Una cosa stranissima per un rettile marino, che di certo in queste condizioni non poteva afferrare le prede nel suo morso''. Per cercare di capire come si cibasse questo animale, i paleontologi hanno confrontato la sua mandibola con quella di altri animali moderni, alla ricerca di qualche somiglianza capace di chiarire il mistero. ''Strutture simili - afferma Tintori - sono presenti nei pellicani e nelle balenottere: questo ci fa pensare che anche Hupehsuchus fosse dotato di una sacca golare che usava come un retino da pesca da trascinare nell'acqua per raccogliere piccole prede di consistenza morbida, come piccoli pesci, larve e gamberetti''.