ROMA. Oggi è l'indirizzo esclusivo nelle agende up-to-date, la 'dritta' che le amiche si scambiano con complice intesa ma 'Aria', di Arianna Pangrazi, è una microimpresa di successo che nasce da una storia di coraggio, il coraggio che serve per cambiare strada e realizzare un sogno. Una donna sola al comando: Arianna è figlia d'arte di quel distretto operoso di 'scarpari' insediato nel Fermano e che con tenacia resiste alla crisi puntando sempre più sui pingui portafogli dei compratori esteri. La ditta fondata dal bisnonno Mariano, la bottega più antica di Monte Urano, era pregiata produttrice di scarpe da bambino fin da fine Ottocento. Le casse trainate da cavalli prendevano la Salaria verso Roma, per calzare i piedini dei pargoli dell'aristocrazia e della ricca borghesia capitolina. Cento anni dopo lo scenario è tutt'altro: la concorrenza soprattutto dall'Est non da tregua, le commesse diventano sempre più capestro. Contro il parere di tutti, Arianna chiude la saracinesca della storica ditta: ''ma ho trovato lavoro a tutti gli 11 operai''. Gli studi universitari sono ormai un ricordo (''sarei stata un pessimo avvocato'' ammette) e decide di dar retta alla magia delle sue mani.
Nasce 'Aria', non più scarpe ma borse. Borse da donna realizzate a mano esclusivamente con la preziosa pelle di pitone. Arianna che fin da bambina riempie fogli di carta disegnando la vertigine del labirinto, riempie i suoi nuovi spazi di centinaia, migliaia di borse, sacche, borsette, pochette, e clutch, bracciali e cinture di tutti i tipi e fogge, coloratissime o nature, tutte quelle che il suo irrefrenabile estro le suggerisce. Ognuna un pezzo unico, con un solo diktat: tutte di rettile, preziose alleate di una seduzione misteriosa, irresistibile e avvolgente, alla fine fatale. Dal 2000 affiancata da due esperte cucitrici, Arianna lavora alle sue creazioni, nessuna pubblicità, forte di un passaparola che pian piano supera i confini del distretto specializzatissimo (in poche decine di chilometri quadrati sono insediati i giganti del Made in Italy più amato nel mondo), scavandosi una sua nicchia tra le griffe più quotate. Le sue borse di pitone (di varie specie ma rigorosamente certificato Cites, proveniente da allevamenti e trattato da concerie italiane), vengono contese dalle boutique esclusive di Capri, Cortina, Ischia, Roma, Parigi, Milano, Londra.
Le clienti più affezionate vanno a sceglierle nel suo atelier a Monte Urano, lasciandosi avvolgere dall'esuberanza della creatrice e ammaliare dal fascino di un laboratorio senza tempo, una scatola magica zeppa di oggetti rari e preziosi, trame esotiche, quadri, musica, poesie. ''Le mie clienti francesi - racconta Arianna indossando un bizzarro copricapo di lucido pitone corredato da colorati uccellini beccheggianti - rifuggono dai modelli che anche solo lontanamente ricordano qualche nota griffe. Vogliono solo pezzi originali, unici. Clienti tedesche mi scrivono ringraziandomi e annunciandomi il loro arrivo accompagnate da altre amiche per i prossimi acquisti''. Ricchi industriali le commissionano doni personalizzati, in occasione di anniversari speciali. Offerte di ingaggi di catene statunitensi sono state gentilmente declinate: ''ho bisogno dei miei tempi, una borsa al giorno, di più non potrei''. Arianna protegge con tenacia la privacy delle sue clienti più note. Le affezionate si riuniscono in gruppi di acquisto e si fanno recapitare gli ultimi modelli. Note professioniste le vogliono con le loro iniziali, alla faccia del lusso di massa. In risposta alla globalizzazione del gusto e al glamour di serie, le borse di Arianna-Aria vestono a pennello quell'esigenza crescente di oggetti di alta qualità artigianale, pezzi unici che esaltano la soggettività. Nella zona si aggirano manager e creativi delle griffe dominanti, a caccia di idee: ''Quando vedo i modelli che con tanta fatica ho pensato e realizzato, campeggiare sulle riviste patinate mi mangerei i gomiti, ma poi mi dico, tutta pubblicità. Le mie clienti lo sanno''. 'Aria' ama la musica, suona fisarmonica, piano e violoncello. Accanto all'atelier, instancabile anche come animatrice culturale, ha creato un auditorium dove, nel microscopico centro, ospita autori, organizza concerti e mostre d'arte. ''Perché l'ossessione del rettile ? Nei disegni della livrea, mai nessuna uguale all'altra - spiega - è racchiuso il segreto della vita, le misure dell'uomo vitruviano, la proporzione divina''.
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