ROMA. A dispetto di una popolarità altissima specie in rete, che fa sì che vengano consigliati praticamente per qualunque problema di salute, dall'influenza ai tumori, non c'è alcuna prova scientifica che i farmaci omeopatici abbiano un effetto su una qualsiasi malattia. Le conclusioni del rapporto del National Health and Medical Research Council, il principale ente di ricerca medico australiano, non lasciano spazio a dubbi, e anzi avvertono sulla pericolosità dell'affidarsi a tali rimedi. Una posizione duramente contestata dalla Federazione medici omeopati. Il rapporto è la versione definitiva di una bozza pubblicata lo scorso anno e sottoposta a revisione anche sulla base delle segnalazioni dei pazienti. I ricercatori hanno analizzato 225 ricerche pubblicate e 57 revisioni sistematiche, valutando la qualità di ogni singolo studio. Anche nei pochi casi di ricerche che hanno mostrato un effetto dei farmaci omeopatici, si legge nel documento, si sono riscontrati problemi ed errori nella progettazione dei test, che sono inoltre stati condotti su troppo poche persone per supportare l'idea che l'omeopatia abbia un qualunque effetto diverso da quello che si avrebbe con un placebo. Alle stesse conclusioni è arrivato un panel indipendente che ha analizzato gli studi. ''In base alle evidenze che abbiamo trovato - conclude l'Nhrmc in un position paper - non ci sono malattie o condizioni cliniche per cui c'è una evidenza affidabile che l'omeopatia sia efficace. Le persone che la scelgono possono mettere a rischio la propria salute se rifiutano o ritardano trattamenti per cui c'è una buona evidenza di sicurezza ed efficacia''. Nei rimedi omeopatici il principio attivo è talmente diluito da non avere effetti diretti ma secondo i fautori può lasciare una 'memoria' nell'acqua o nell'alcol. In Italia sono soprattutto le donne ad usarli, tanto che secondo una ricerca condotta dall'Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) nel 2013 il 72% delle italiane conosce e ha utilizzato almeno una volta medicinali omeopatici e nel 57% dei casi dichiara di aver avuto un'esperienza decisamente positiva. Il 43% di loro si e' avvicinata prima volta all'omeopatia su consiglio del medico, il 32% del farmacista, il 26% di un'amica. Il rapporto Istat 'Tutela della Salute e accesso alle cure', su un campione di 120mila persone e coordinato dalla Regione Piemonte, ha però trovato che tra il 2000 e il 2013 il consumo è passato dal 7% al 4,1% della popolazione. Conclusioni, quelle dello studio australiano, contestate dalla Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati (Fiamo). La cosa che ''più colpisce di questo lavoro australiano - afferma la presidente Fiamo Antonella Ronchi - è l'idea originaria di fare una valutazione complessiva su una strategia terapeutica. Le revisioni, al contrario, di norma si fanno su un farmaco o al massimo su una categoria di farmaci per una determinata patologia, come ad esempio sugli antibiotici per trattare alcune patologie, ma mai su una strategia terapeutica per trattare una varietà di patologie''. E' da decenni che ''si documentano le migliaia di studi positivi sui medicinali omeopatici per diverse patologie, tutti pubblicati su riviste scientifiche indicizzate. Perché di questo nessuno parla?", si chiede inoltre Simonetta Bernardini, responsabile dell'Ospedale pubblico di Pitigliano che è anche il primo centro di medicina integrata con l'omeopatia in corsia, denunciando i ''criteri faziosi utilizzati nella scelta degli studi a sostegno del rapporto australiano''.