Domenica 17 Novembre 2024

Curare il feto nell'utero, Genova in prima fila per "interventi di frontiera"

GENOVA. Una "medicina di frontiera" quella che consente interventi chirurgici per curare il feto nell'utero materno grazie alle tecnologie e allo sviluppo della chirurgia fetale. In prima fila il Gaslini di Genova dove il nuovo dipartimento di chirurgia fetale ha eseguito 21 interventi in un anno. Intervenire col laser o con l'ago per curare cardiopatie gravi, risolvere problematiche delle comunicazioni vascolari nelle gravidanze gemellari o asportare tumori cardiaci benigni, oggi in Italia è possibile in pochissimi ospedali. "Nel 2014 abbiamo eseguito, ad esempio, 9 interventi di laserablazione delle anastomosi placentari per trasfusione feto-fetale", ha spiegato il responsabile dell'Unità dipartimentale di medicina e chirurgia fetale, Dario Paladini. "In pratica, in anestesia locale materna, si entra con l'ottica, si arriva alla placenta e si chiudono col laser dei vasi che favoriscono un afflusso di sangue maggiore a uno dei due gemelli. L'ablazione laser in utero ha permesso la sopravvivenza di entrambi i gemelli nel 30-35% dei casi, mentre nel 30-35% ci sono state doppie perdite fetali, d'altra parte la patologia in letteratura ha una mortalità che raggiunge il 90%". "Ormai siamo anche un ospedale fetale - ha osservato il direttore generale dell'Istituto Gaslini, Paolo Petralia - Si tratta di interventi impensabili 50 anni fa che fanno sì che curiamo il bambino in tutte le stagioni della sua vita. D'altra parte la diagnosi prenatale da sola serve a poco, se non è possibile una terapia". Altri interventi hanno riguardato una vulvoloplastica aortica-fetale (una sorta di allagamento dell'aorta) e la rimozione di un teratoma cardiaco associato (un tumore benigno). Paladini ha spiegato che per i suoi interventi ha anche creato una rete ad hoc di contatti con ospedali fetali di Londra, Barcellona e Zurigo oltre a Boston e Parigi già nella rete del Gaslini. Nei prossimi mesi è previsto un intervento su un feto affetto da ernia diaframmatica e nel 2016 uno per curare un caso di spina bifida.

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