ROMA. Una 'pillola' permette di scoprire un tumore con una analisi del sangue. Una diagnosi così semplice, inseguita da decenni, potrebbe diventare possibile in pochi anni grazie ad una tecnica basata su nano-anelli di Dna, messa a punto nell'università californiana di Stanford e descritta sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas). La tecnica si basa su una pillola che, una volta ingerita, libera nanoparticelle fatte di Dna che interagiscono con le cellule del tumore, producendo una proteina-spia solo quando entrano in contatto con le cellule malate. Perciò è sufficiente un prelievo di sangue e andare in cerca della proteina per sapere se c'è un tumore e quanto è esteso. I primi test sui topi con tumore al polmone sono incoraggianti e secondo i ricercatori, guidati da Sanjiv Gambhir, questa nuova tecnica di diagnosi precoce potrebbe diventare una realtà in pochi anni. Secondo gli autori ha il potenziale di essere applicata a molti tipi di tumori e potrebbe essere usata anche per controllare l'efficacia delle cure e fare screening sulla popolazione per cercare tumori ai primi stadi che sono ancora senza sintomi. ''L'approccio utilizzato è nuovo e interessante, rappresenta una nuova strategia per la diagnosi precoce e anche per seguire i pazienti in cura'' osserva Antonio Iavarone, della Columbia University di New York, tra i massimi esperti di tumori al cervello. Tuttavia, aggiunge, i test al momento sono stati condotti esclusivamente in un modello preclinico e bisogna vedere se funzionano anche sull'uomo. Inoltre, secondo l'esperto, resta anche aperta la questione se la nuova tecnica sia efficace per molti tipi di tumori. Molti tumori, come quelli di prostata, colon-retto e ovaie, producono sostanze specifiche (marcatori tumorali) ma diverse fra loro. A complicare le cose, queste sostanze sono spesso prodotte anche dai tessuti sani e nei tumori ai primi stadi sono scarse per essere rilevabili. Per progettare un test valido per tutte le forme di tumore ed efficace sin dai primissimi stadi i ricercatori hanno costruito i minuscoli anelli di Dna che contengono il gene che produce la proteina Seap (fosfatasi alcalina embrionale), prodotta esclusivamente negli embrioni umani. Quindi hanno modificato il gene in modo che venga attivato soltanto dalle cellule tumorali. Di conseguenza ogni volta che nel sangue è presente la proteina Seap, questa rivela l'esistenza di un tumore. Nei topi con tumore al polmone, la sostanza è stata rilevata dopo 48 ore dall'assunzione delle pillole. La forza del segnale della sostanza nel sangue varia in base al volume del tumore, di conseguenza, il test può rilevare sia la presenza del cancro sia fornire una stima della sua estensione.