Lunedì 23 Dicembre 2024

Mari a rischio idrocarburi: arrivano i satelliti "guardiani"

ROMA. I satelliti saranno a guardia delle piattaforme per difendere dal rischio idrocarburi i nostri mari. Questo lo spirito dei contratti che il ministero dell'Ambiente ha stipulato con l'Agenzia spaziale italiana (Asi) e E-geos per la ricezione ed elaborazione di dati. Per il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti "l'attività dei satelliti ci consentirà un monitoraggio quotidiano, allerta tempestivi e interventi anti-inquinamento più veloci e più efficaci in caso di dispersione di idrocarburi". I satelliti che ogni giorno sorvolano l'Italia - spiega una nota del ministero - vigileranno sulla qualità del nostro mare ed in particolare sulle aree occupate dalle piattaforme per l'estrazione degli idrocarburi lungo le nostre coste. In base agli accordi la trasmissione dei dati (immagini radar) arriverà dai quattro satelliti italiani della COSMO-SkyMed e l'elaborazione di questi ultimi avverrà in 'Near Real Time', ovvero entro 30 minuti dall'acquisizione, per accertare la presenza di idrocarburi sulla superficie del mare. "Il mare è una risorsa preziosissima per l'Italia - osserva Galletti - e il nostro impegno è tutelarlo utilizzando tutte le tecnologie disponibili. Una garanzia in più anche per le popolazioni della costa che vedono con diffidenza le attività di ricerca nel nostro mare". Le rilevazioni satellitari delle aree dove sono situate le piattaforme petrolifere copriranno - continua il ministero - in relazione ai possibili passaggi dei satelliti, dai 23 a i 25 giorni al mese; per i restanti giorni non coperti dal satellite è in fase di attivazione la copertura aerea del Corpo delle capitanerie di porto. In più, lungo l'intero perimetro costiero nazionale sta per partire un sistema di pattugliamenti con motovedette delle stesse Capitanerie di Porto e della Guardia di Finanza. L'attività di monitoraggio satellitare - conclude il dicastero di via Cristoforo Colombo - che rappresenta "un ulteriore salto tecnologico nella difesa del mare, sarà finanziata con i fondi delle royalties versate dai concessionari delle piattaforme e che sono destinate proprio all'implementazione della tutela dall'inquinamento".

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