Domenica 22 Dicembre 2024

La lingua che cambia: dalla "location" allo "spread". L’italiano Babele secondo l'Accademia della Crusca

"Sono tanti gli usi dei termini stranieri, dei forestierismi. C'è un impiego conformista, che segue la moda e va decisamente combattuto. E c'è chi, invece, dietro certe parole cerca di nascondere qualcosa. Magari a scopo di propaganda". Claudio Marazzini, il docente torinese di Storia della Lingua Italiana che da quasi un anno presiede la prestigiosa e antichissima Accademia della Crusca, ha appena annunciato per il 23 e il 24 febbraio un convegno su "La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi". Si terrà a Firenze, in collaborazione con la Società Dante Alighieri e l'associazione Coscienza Svizzera: "Dovremo innanzitutto stabilire - spiega Marazzini - se la nostra lingua reagisce ai forestierismi più debolmente di altre. Io credo proprio di sì". Quali sono gli "anglicismi" che lei vorrebbe proprio non sentire più? "Quelli più sciocchi e inutili. Ad esempio, a che serve parlare di bella location per scegliere un albergo? Oppure, dire che sono stati fatti degli step dopo una piccola programmazione. Aggiungerei anche mission. E pure brand comincia a darmi fastidio!". Cosa salverebbe, invece? "Certamente, spread e tutti i veri internazionalismi inglesi. Anche nella vita quotidiana, inoltre, è evidente che sarebbe difficile eliminare termini altamente tecnologici, come wi-fi o wireless. Insomma, io vorrei riabilitare una distinzione che i linguisti hanno cercato recentemente di abolire". Cioè? "A inizio '900, la linguistica distingueva tra prestiti di necessità e prestiti di lusso. I primi arrivano quando arriva una particolare cosa. Così è stato per le banane, le patate o la canoa che sono esotismi legati a un oggetto. Ben diverso è l'utilizzo di determinati termini, solo perchè sei snob. Oggi si sostiene che pure il prestito di lusso sia in realtà necessitato, ovvero che si dica location perchè non se ne può proprio fare a meno. Io non credo che sia così. Non vedo perché il parlante debba essere ossessionato dal politicamente corretto, quindi guai a dire clandestino al posto di migrante, mentre il medesimo parlante deve poter navigare libero quando si tratta di forestierismi". L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA  

leggi l'articolo completo