ROMA. Al di là dei generi, delle stelle e dei premi, la musica degli anni '10 del XXI secolo sarà ricordata per due importanti trend commerciali che hanno dato una nuova immagine all'industria: lo streaming e il revival del vinile. Se sulla sostenibilità economica del primo è in corso un vivace dibattito fra artisti, case discografiche e provider dei servizi come Spotify e Deezer, sul vinile il discorso è meno arroventato. Partiamo dai dati: negli ultimi 5 anni le vendite dei dischi a 33 e 45 giri sono cresciute in tutto il mondo, e il 2014 in questo senso è stato un anno importante per confermare un'avanzata che dal 2006 a oggi non si è ancora arrestata. In Italia il 2014 ha segnato una crescita dell'84% rispetto all'anno precedente, con un fatturato del vinile che è quasi raddoppiato passando da 2.1 a 3.871 milioni di euro (dati FIMI). La fetta di mercato occupata dai vinili è ancora piccola (il 3%), ma la nicchia sembra destinata a ingrandirsi e il fenomeno è globale. Basta vedere i dati di alcuni mercati fondamentali: nel Regno Unito il fatturato del vinile ha raggiunto l'anno scorso 20 milioni di sterline, per 1.2 milioni di unità vendute (dati Official Charts); negli Stati Uniti i dischi venduti sono passati nell'ultimo anno da 6.1 a 9.2 milioni (dati Nielsen SoundScan). Si tratta di piccole percentuali, ma collocate in un contesto in cui la vendita di musica in supporti fisici è complessivamente in calo (-5% solo in Italia nel 2014). Il successo, benché relativo, del vinile si nota anche nella diffusione sempre più capillare dei riproduttori di musica dedicati a questo formato: i giradischi, divenuti fino a pochi anni fa oggetto del desiderio di audiofili e nostalgici o reperti da soffitta, sono tornati nei negozi di musica anche con modelli entry-level. Per poco più di 40 euro, insomma, è possibile tornare ad ascoltare musica come ai vecchi tempi. L'immagine stessa dell'ascolto di un 33 giri ha un sapore nostalgico: anche per questo il revival del vinile interessa il mercato dei collezionisti. Ritrovi come Vinilmania (Milano), con i loro 30 anni di storia e 84 edizioni alle spalle, continuano a essere il punto di riferimento per gli appassionati alla ricerca di prime stampe e rarità. Ma il vinile non è soltanto un supporto per nostalgici e antiquari, e la crescita di vendite di questi ultimi anni è trainata senz'altro dai nuovi titoli. Basti vedere il successo registrato l'anno scorso negli USA dall'ultimo album di Jack White: con 40mila copie del 33 giri vendute in una settimana 'Lazaretto' ha infranto nel 2014 il record americano di velocità di vendite per un disco in vinile, mentre le 87mila copie dell'LP distribuite finora costituiscono quasi un terzo delle vendite dell'ultimo disco dell'ex White Stripes. Anche le case discografiche nostrane hanno deciso di tornare al vinile, non più soltanto vezzo archeologico. Un esempio è quello di Carosello Records, che negli ultimi mesi ha messo mano non solo alla ristampa di titoli di successo degli ultimi anni (da Emis Killa a Nesli), ma anche l'uscita su LP di nuovi album (John De Leo e Santa Margaret): "Nessun supporto identifica la musica quanto il vinile. Tornare a stampare vinili significa tornare a dare importanza alla musica" ha dichiarato Dario Giovannini, Direttore Generale di Carosello, commentando in un comunicato la decisione della storica etichetta. "Pochi anni fa nessuno avrebbe creduto che l'ultimo album di un artista come Marco Mengoni sarebbe uscito anche in vinile", racconta Fabio Pezzullo di Discoteca Laziale, storico negozio di dischi romano attivo dal 1953. Così nei piccoli negozi indipendenti, così come nei megastore, i vinili si fanno sempre più largo. "L'interesse del pubblico è chiaramente avvertibile - ci racconta Mario Buscemi, titolare del negozio milanese Buscemi Dischi - ci sono però ancora limiti come il prezzo ancora troppo alto e la scarsa reperibilità di titoli e ristampe". "Da qualche anno stanno arrivando ragazzi che hanno scoperto il supporto dai genitori, ma anche audiofili che sono tornati al vinile - dice Valeria Baldan, titolare del negozio milanese Il Discomane attivo dal 1978 - forse è solo una moda, ma si fa sentire". E a considerare il revival del vinile niente più che una moda è anche una voce autorevole della musica americana come Neil Young: in una recente intervista radiofonica il cantautore canadese è intervenuto infatti sulla questione, proponendo in alternativa il ricorso a file audio digitali ad alta fedeltà come quelli riproducibili sul Pono, il player musicale prodotto dallo stesso Young. Le tendenze dei mercati degli ultimi anni, tuttavia, suggeriscono che il revival del vinile non se ne andrà per un po'. Lo si capisce anche da alcuni fenomeni culturali legati al mondo del vinile e sempre più in vista. Uno di questi eventi è il Record Store Day, la giornata mondiale del negozio di dischi: fondato nel 2007 e partito l'anno successivo, il Record Store Day è diventato negli ultimi 8 anni un appuntamento che non solo promuove il ritorno ai vinili e ai negozi indipendenti. Negli ultimi anni infatti le case discografiche hanno approfittato del Record Store Day per pubblicare ristampe ricercate. L'evento, che tornerà il prossimo 18 aprile con padrino d'eccezione Dave Grohl, è diventato così un appuntamento per gli ascoltatori alla ricerca di edizioni limitate e rarità stampate per l'occasione, recuperando b-side e inediti di stelle del passato come David Bowie, Nirvana o The Doors ma anche uscite di nomi nuovi come Chvrches, Disclosure o Haim. E mentre siti specializzati come Discogs, dove si trovano quasi tre milioni e mezzo di titoli in vinile spesso rarissimi, o giganti dell'e-commerce come Amazon o eBay fanno la concorrenza a negozi specializzati e distributori mainstream, la moda del vinile sembra destinata a durare e lasciare il segno sul decennio.