ROMA. Gatti e volpi sul banco degli imputati per l'estinzione dei mammiferi australiani: un nuovo studio pubblicato su Proceedings of National Academy of Sciences ha dimostrato che oltre il 10% delle specie di mammiferi terrestri endemiche nel Paese sono state spazzate via dagli animali portati sul continente dai coloni europei. Per molto tempo lo straordinario tasso di estinzione delle specie australiane è stato una grande fonte di perplessità per gli esperti, considerando anche che gran parte del vasto deserto interno è rimasto negli anni intatto dall'impatto umano. Per gli standard globali la zona era considerata un rifugio sicuro per gli animali. Per cercare di individuare la causa del problema, un gruppo di scienziati ha tracciato il fenomeno dal 1788, momento in cui i primi coloni europei arrivano nel continente. L'analisi ha scoperto che l'11% delle 273 specie di mammiferi terrestri endemiche in Australia si sono estinte per colpa della colonizzazione europea ed un altro 21% sono considerate minacciate. In particolare gran parte del declino della specie australiane è coinciso con l'introduzione di due animali: il gatto selvatico, che i marinai portavano in Australia sulle navi per mantenere sotto controllo le popolazioni di ratti a bordo, e le volpi rosse, portato nel Paese per la caccia. Secondo i ricercatori, entrambe le specie si sono trovate "troppo a loro agio" e hanno iniziato a diffondersi rapidamente su tutto il territorio. A dimostrazione di ciò, gli scienziati hanno inoltre osservato che sette specie che una volta erano diffuse sul continente australiano ora vivono naturalmente solo sulle isole non ancora colonizzate da gatti e volpi. L'equipe ha anche scoperto che, a differenza del resto del mondo in cui i mammiferi più grandi sono a più alto rischio di estinzione, in Australia a maggiore rischio sono i mammiferi di piccole dimensioni, che sono "perfettamente a formato pasto" per i loro predatori stranieri.