GENOVA. Un medico italiano dell'Acquario di Genova, specializzato in veterinaria e anestesiologia, parteciperà a una missione statunitense in Antartide dove è previsto il fissaggio su foche e otarie di gps e radiorilevatori necessari per studiare gli spostamenti di quei mammiferi. E' la prima volta che una struttura europea, unica in Europa ad ospitare animali antartici, viene coinvolta in una spedizione in Antartide dal Nooa (National Oceanic and Atmosferic Administration), l'agenzia governativa statunitense che si occupa di monitorare gli effetti dei cambiamenti climatici. Dal 10 al 18 marzo, il veterinario dell'Acquario Nicola Pussini lavorerà con la squadra di ricercatori americani presso la base di Cape Shireff sull'isola Livingston, nell'arcipelago delle isole Shetland. Il programma di ricerca prevede il fissaggio, in maniera non invasiva, di strumenti di monitoraggio (gps o radiorilevatori) sui grossi pinnipedi, le foche di Eddell, Foche leopardo e otarie orsine antartiche. In tal modo gli animali, grazie ai loro spostamenti e le immersioni a grandi profondità, consentono di raccogliere dati sugli effetti dei cambiamenti climatici nelle acque antartiche e di fare una fotografia aggiornata della salute delle acque e della presenza di nutrimento, in particolare di krill, piccoli crostacei, il cibo primario per molti predatori, pescato in grandi quantità da vari paesi del mondo per realizzare prodotti alimentari e farmaceutici. La spedizione fa parte del programma di conservazione delle risorse marine viventi antartiche che gli Stati Uniti portano avanti dal 2000. Il compito dell'esperto italiano sarà di sviluppare i piani anestesiologici per il campionamento degli animali. "Cerchiamo di essere il meno invasivi possibile. La presenza di un veterinario è molto importante affinchè la sedazione avvenga in maniera sicura per gli animali e per gli operatori" spiega Pussini, 37 anni, di Monfalcone, che ha già preso parte prima di lavorare all'Acquario di Genova a due precedenti stagioni di ricerca nella base di Cape Shireff. E' quindi già preparato alla vita dura, spartana (doccia ogni dieci giorni) e in isolamento che l'aspetta assieme agli altri quattro ricercatori (tre uomini e una donna). "Lavorare assieme a stretto contatto per tanto tempo ogni giorno non è cosa facile - afferma -. Non ci sono vie di fuga, per cui quando non si va d'accordo si può uscire, guardare un pò il ghiacciaio e... farsela passare".