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Habitat umidi a rischio: "Servono urgenti azioni di tutela"

ROMA. Paludi, torbiere, distese di acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata sono luoghi fondamentali per la conservazione della biodiversità terrestre, ma anche tra gli ecosistemi più a rischio del pianeta. Per questo, Legambiente avverte che «è urgente attuare azioni di tutela delle risorse idriche e degli ecosistemi acquatici ad esse associati come le zone umide. Nel nostro Paese mancano ancora le necessarie sinergie fra le Direttive Quadro sulle Acque, Habitat e Uccelli e per le aree marino-costiere con la Direttiva Quadro sulla Strategia per l'ambiente marino "che permetterebbero di ottimizzare le risorse e i tempi per attuare azioni di tutela e di monitoraggio della biodiversità".

Il richiamo dell'associazione ambientalista arriva in occasione della Giornata mondiale delle zone umide che ricorre
il 2 febbraio, per la quale Legambiente organizza un weekend di escursioni e attività con le scuole. La pressione antropica e il riscaldamento globale, spiega Legambiente, ne mettono sempre più a rischio gli equilibri delicati e complessi. Nell'ultimo secolo, oltre il 64% delle zone umide sono scomparse.

"Non solo non sono stati raggiunti gli obiettivi di fermare la perdita di biodiversità entro il 2010, ma secondo dati Ispra il tasso di declino e perdita di alcune popolazioni di specie legate agli ecosistemi acquatici è quadruplicato dal 2000 a oggi", sottolinea l'associazione ambientalista. La tutela delle zone umide a livello mondiale è stata sancita il 2 febbraio 1971 dalla Convenzione di Ramsar, che è sottoscritta oggi da 168 Paesi. In Italia queste aree sono 53 e interessano 15 regioni.

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