Lunedì 23 Dicembre 2024

Gatti negli uffici, cani per sordi: le nuove frontiere degli amici a 4 zampe

PALERMO. Un gatto sul tavolo aumenta la produzione e deraglia quel brutto odore di stampante. Accanto allo schermo fa sentire a casa e se sta in bilico sullo schermo è ancora meglio, in Giappone ci credono e li assumono nelle aziende. Ma tutti gli animali sono in aumento in società e in campi sempre più allargati, ci sono i cani per non udenti accanto a quelli per non vedenti, capaci di captare e riconoscere anche una decina di suoni. Per finire con gli asini «morbidi da carezzare e senza guizzi improvvisi» che si fanno più volere bene dei cavalli. Asini che profumano di prati e di terra «e non puzzano come i cani» dicono gli operatori delle associazioni che utilizzano gli asini in corsi di onoterapia per la riabilitazione. E non solo per il trasporto della raccolta differenziata come accade nel Comune siciliano di Castelbuono, primo in Italia ad utilizzare le asine per la raccolta dei rifiuti porta a porta, iniziativa che lo ha reso uno dei Comuni italiani più attenti alle buone pratiche per il rispetto dell’ambiente. Asini sempre più in prima fila, per la cura di bambini autistici, per schizofrenici, in ambito terapeutico e anche per l’anoressia e la bulimia, su piccole pazienti. In centri già avviati anche in Sicilia, in provincia di Palermo, Trapani, Enna, Caltanissetta. Considerato un gigantesco cane, intelligente, l’asino ama il contatto umano, in alcune realtà siciliane dove si pratica l’onoterapia si arriva anche a giochi da circo, asini che aprono le porte spingendo la maniglia, aprono i rubinetti, slacciano le stringhe delle scarpe. «Intelligenza particolare – spiegano i tecnici – e un loro uso è previsto anche in gravi situazioni psichiatriche, con malati di mente che riescono a trovare un contatto con il loro modo di essere». Animali in avanzata, in Italia siamo quasi uno a uno, 55 milioni di abitanti e 50 milioni di piccoli animali di famiglia, cani e gatti compresi uccelli, pesci e piccoli roditori come «conigli e cincillà, sempre più in presenti nelle famiglie di oggi rispetto ai criceti che vanno indietro nel gradimento dei bambini» spiega la professoressa Elena Mignosi che vive in periferia di Palermo a Tommaso Natale con quattro cani, tre gatti, un numero non si sa di galline e api e sei asini. Con i quali fa terapia nelle Madonie. È professore associato di Teorie, strategie e sistemi dell’Educazione nel corso di laurea di Scienze psicologia pedagogia della Formazione all’Università di Palermo. «Si allarga sempre di più il campo di benefici che gli animali apportano nelle famiglie - spiega - e si tratta di modifiche nelle due direzioni, perchè il contatto stretto e l’interesse reciproco modificano i comportamenti delle persone e degli animali, l’uomo impara a utilizzare un linguaggio non verbale. Si registra un aumento notevolissimo dell’area pet nella cultura occidentale, causa l’emarginazione crescente e le difficoltà sempre maggiori nella comunicazione interpersonale». In tutti questi contesti la presenza di un animale «sembra poter fornire le necessarie risposte a bisogni che altrimenti resterebbero insoddisfatti. Gli animali stimolano nell’uomo comportamenti affettivi che nella nostra società sono sempre più carenti, introducono a carezze, coccole, abbracci, rendono l’essere umano più capace di contatto con gli altri, sviluppano l’attenzione verso gli altri». Cosa vera soprattutto nei bambini, la stessa Mignosi ricorda la ricerca del Cnr, in collaborazione con l’Ufficio diritti degli animali del Comune di Roma: «Su duemila ragazzi delle scuole elementari, inferiori e superiori, 9-18 anni, c’è stato un quasi totale interesse per gli animali, ai loro problemi, alla loro sofferenza, e questo tipo di contatto sviluppa la capacità di immedesimarsi, l’empatia contro gli atti di violenza». Nei bambini in particolare il contatto con gli animali «è importante, averne uno a casa sviluppa la capacità di decentrarsi, di mettersi al posto degli altri e cioè la capacità di empatia». Gli animali fanno bene, l’azienda di Tokyo Ferray Corporation ha deciso di «assumere» nove gatti che da qualche settimana si muovono liberamente negli uffici e interagiscono con i dipendenti. Sono arrivati perché considerati antistress e facilitatori di contatti umani. Dopo i numerosi studi sui vantaggi dei felini sul posto di lavoro, l’azienda ha deciso di sperimentare questa ipotesi ed è emerso che i dipendenti, coccolando i gatti (che sono stati salvati dalla strada), hanno migliorato anche il loro stato d’animo e aumentato la produttività. Clamorosamente l’azienda promuove la convivenza fra dipendenti e felini: per ogni coccola un aumento in busta paga. Chi poi vorrà adottare un gatto bisognoso riceverà un bonus mensile di 5000 yen (circa 30 euro). La Pet Therapy è d’altronde conosciuta da tempo, diminuisce gli stati depressivi e di ansia, aumenta la fiducia in sé stessi e, di riflesso, negli altri: tutti fattori che aiutano a sviluppare il gioco di squadra, mentre su Twitter impazzano le foto della Tokyo Ferrary Corporation invasa dai gatti. Ma anche animali e disabili, grande e vecchia storia. Tutti sanno dei cani per ciechi e ora entrano in azione i cani per sordi, dentro fuori casa. Basta insegnargli a riconoscere i suoni. Sono gli hearing dogs, cani udenti. Molto diffusi nel Regno Unito, fino a qualche anno fa il solo Paese in cui venivano addestrati, in Italia l’utilizzo di cani per sordi è una pratica ancora sconosciuta. Eppure c’è chi ha scelto di intraprendere questo percorso. È la onlus U-dog di Vicenza che si occupa di addestrare cani per persone con disabilità motoria o sensoriale. Il cane, a seconda del suono che gli è stato insegnato a riconoscere, avvisa il padrone con un tocco, e dopo aver attirato la sua attenzione lo accompagna alla sorgente del suono. «Addestriamo i cani a riconoscere un massimo di 9 suoni, in base alle esigenze della persona - spiega Igor Facco, addestratore di U-Dog – Può essere il citofono, il pianto del bambino, lo squillo del cellulare, il timer del forno, il nome del padrone nel caso qualcuno lo chiamasse per strada». L’utilità di avere un hearing dog in giro per casa è rappresentata dalla tranquillità che può infondere al suo padrone. Ad esempio se si lascia il cellulare in un’altra stanza e questo squilla, oppure qualcuno bussa alla porta ma si è impegnati altrove, un hearing dog è meglio di un sensore visivo. La onlus ha da poco avviato l’addestramento di un cane per sordi per una signora di Padova che l’ha chiesto. Ma proprio per permettere a chiunque ne avesse bisogno di avere gratuitamente un cane da utilità, in grado di aiutare non solo i sordi ma anche ciechi o persone con ridotta mobilità, la U-dog è impegnata nella ricerca di sponsor in grado di sostenere il progetto.

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