MILANO. Nel nord-est dell'Etiopia la maggior parte delle persone vive senza acqua, elettricità, servizi igienici o doccia: per sopravvivere le donne e i bambini sono costretti a camminare per chilometri, per raggiungere fonti di acqua comunque contaminate. Per questo è nato il progetto Warka Water Tower, sviluppato da un gruppo di ingegneri di una società di design italiana per «produrre acqua potabile da pioggia, nebbia e rugiada», come racconta il sito In a Bottle (www.inabottle.it). Alta 9 metri e larga 3, la torre Warka Water, il cui nome deriva da un albero etiope gigante, è stata pensata e realizzata dall'architetto e designer industriale Arturo Vittori e dalla sua èquipe «come soluzione ecologica alla mancanza di acqua che affligge circa 60 milioni di etiopi». Il grande 'albero' è formato da uno scheletro semi-rigido fatto da steli di bambù e una rete di plastica interna di color arancione. Una struttura semplice ed economica, racconta il sito, che «può essere costruita in meno di una settimana da un gruppo di quattro uomini utilizzando materiali facilmente reperibili sul territorio etiope». Il suo funzionamento sfrutta l'escursione termica tra giorno e notte: «l'aria si condensa in goccioline d'acqua che si depositano sulle fibre della rete interna alla struttura. Qui, seguendo la maglia, scivolano in un bacino alla base della torre e l'acqua attraverso un tubo arriva ad una fonte». Al momento la torre è un prototipo, e per trasformarla in realtà «l'equipe italiana ha bisogno di 150.000 dollari. In attesa di trovare i finanziamenti - conclude In a Bottle - Vittori non smette di sperare di vedere almeno due Warka Tower erette in Etiopia entro quest'anno».