Quando il viaggio adolescenziale comincia ha una meta comune: progettare emozioni, quel magma di sentimenti, impressioni, ribellioni, responsabilità, emergenze del mondo interiore che accompagna la vita dei ragazzi. Non è facile crescere, l'esistenza non è una corsa sui cento metri, ma una maratona senza scorciatoie. E ballare tranquilli mentre già si intravede l'iceberg, come è successo al Titanic, è la rovina per ondate di giovani, gli addicts, quelli che le emozioni le rintracciano oltre il limite. Perché le dipendenze non fanno crescere, aiutano solo a smarrire il senso di quel viaggio. Le nuove dipendenze sono dipendenze senza sostanze ma ugualmente sono diventate un'emergenza sociale, che riguarda ragazzi e adulti.
La cooperativa sociale «L'elefante bianco», presieduta dalla psicologa e psicoterapeuta Veronica Riccobene, dall'anno scorso lavora al progetto. Un calcio all'azzardo, sulle problematiche legate al Gioco d'Azzardo Patologico (GAP), finanziato dall'Opera Pia Istituto Santa Lucia, con l'interazione e la collaborazione costante fra territorio, scuola ed esperti esterni, destinato ai minori e orientato alla prevenzione. Sul territorio, a Borgo Vecchio, con una fase ludica organizzata in collaborazione con la Parrocchia di Santa Lucia; e in una scuola, il Vittorio Emanuele III.
Spiega la Riccobene, che ha portato avanti il lavoro, assieme alla collega Patrizia Nacci e all'assistente sociale Mauro Nicolicchia: «L'intervento è stato personalizzato in base ai bisogni e alle domande formulate dai giovani coinvolti». A ottobre è stato fornito un questionario specifico e anonimo agli studenti di tre classi del Vittorio Emanuele III, per indagare le conoscenze legate al gioco d'azzardo e il rischio di sviluppare una dipendenza da Gap.
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