PALERMO. Taglie forti della golosità a Palermo. Lunedì a Palazzo Brunaccini arriva Paolo Marchi per presentare «XXL-50 piatti che hanno allargato la mia vita», ultimo suo libro edito da Mondadori. Dai suoi 31 anni trascorsi a «Il Giornale», l’ex giornalista sportivo, ora grande critico enogastronomico prende carta e penna e scrive pagine che lo portano indietro negli anni. E in cui si scopre che la passione per il cibo l'ha sempre avuta. «Faccio un salto nella mia autobiografia e un tuffo nei ricordi. Il titolo non è solo la mia taglia», dice con l'ironia che lo contraddistingue, «ma anche la misura con cui ho allargato la mia mente». Un talk show moderato da Tiziana Martorana e una cena sulla biodiversità dello chef Bonetta Dell'Oglio per i 50 racconti riportati con la colloqualità di chi è abile nello scrivere e con la consapevolezza critica di chi nell'enogastronomia si è affinato.
Passione e curiosità lo portano indietro nel tempo, passando in rassegna piatti e ricordi: dalla «lingua salmistrata con purè di mia madre, allo spezzatino di vitello in fricassea e la torta di pere di nonna Giulia, dolce buono almeno quanto lo strudel di nonna Emma». Non un elenco di eccellenze. Ma voglia di scandire la sua vita con un metronomo di storie, aneddoti e notizie curiose estrapolate da eventi casuali e non, di cui ricette e chef sono parte integrante. Cuttaia, Assenza e Sultano i siciliani immancabili. Il piatto più buono della sua vita? «Una gallina bollita. A Tbilisi. Era l'82 ed ero inviato per il Napoli in Coppa Uefa in Georgia. Può far sorridere, ma quella gallina, fredda e senza lustri, mi riportò alla mente memorie di bambino. I ricordi, spesso, riescono a regalare a un piatto più sapore dei maestri dell'alta cucina».
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