PALERMO. Scacco matto (o quasi) alle infezioni batteriche ospedaliere, temibili nemiche dei pazienti ricoverati. I primi ottimi risultati giungono dall’Ismett, dove un gruppo di quattro agguerrite ricercatrici è riuscito, nel giro di poco meno di due anni, quasi ad azzerare il numero di infezioni da enterobatteri, potenzialmente letali e difficili da trattare perché resistenti a quasi tutti gli antibiotici in commercio. Dal 2009, all’Ismett, si era assistito ad un progressivo aumento dei casi di infezioni contratte durante i ricoveri, con una particolare impennata nel secondo semestre del 2012. Da qui, la costituzione di una task force per contenere il fenomeno. I dati parlano chiaro: il tasso di infezioni, calcolato su mille giorni di degenza, è passato dall’1,6 per cento del 2012 all’1,3 del 2013, fino ad arrivare ad un promettente 0,7 per cento dei primi 8 mesi del 2014. Il tutto a beneficio di malati e risorse economiche. Oltre al risultato sul campo, c’è da sottolineare un altro aspetto: il progetto è quasi completamente «made in Sicily». Le dottoresse Barbara Ragonese, direttore dell’Ufficio qualità e Ornella Campanella, infermiera specializzata nel controllo del rischio infettivo, sono palermitane, mentre Cinzia Di Benedetto, medico della Direzione sanitaria, è originaria di Erice. Guida il gruppo Alessandra Mularoni, medico infettivologo che ha lasciato la Spagna per venire a Palermo. «Le infezioni ospedaliere - dice la dottoressa Ragonese - rappresentano una grave criticità per la sanità e il loro contenimento è una sfida importante per gli ospedali che sono impegnati per la sicurezza del paziente». Il lavoro d’équipe è stato fondamentale. «Gli infettivologi e il team di controllo delle infezioni - spiega la dottoressa Di Benedetto - hanno sviluppato un programma di formazione per tutto il personale clinico, evidenziando l’importanza delle procedure da seguire per prevenire la trasmissione intraospedaliera delle infezioni». Al momento del ricovero, è stato introdotto un test di screening per individuare i soggetti portatori di batteri e trattarli adeguatamente: vengono seguiti in aree specifiche e da infermieri dedicati. Sono state poi incrementate misure come l’uso di guanti e camici monouso, o la corretta igiene delle mani. «Il coinvolgimento di pazienti e familiari è stato indispensabile - commenta la dottoressa Campanella -. Abbiamo realizzato brochure informative, distribuite al momento del ricovero, sul significato clinico della presenza di questi batteri, come si trasmettono, quali regole seguire durante il ricovero e poi a casa». Grazie a questo progetto, l’Ismett si è aggiudicato il Premio Qualità del Network Jci (Joint Commission International). La struttura è stata la prima del Sud Italia a ricevere l’accreditamento JCI, sistema che valuta la qualità delle aziende sanitarie.