ROMA. Al bancone del bar l'ordinazione del caffè riflette nuovi gusti e correzioni, ed è boom di richieste delle varianti marocchino, macchiato caldo, freddo. «Capita sempre più spesso di sentire lamentele sul sentore di bruciato, e chi dichiara di bere meno caffè perchè lo sente più forte di un tempo. Soprattutto le donne, che ne fanno di necessità virtù ordinando caffè macchiati a proprio gusto. Una moda che nasce dalla perdita di qualità nei bar italiani che, per rientrare nei costi gestionali, scelgono miscele con la Robusta che costa la metà dell'Arabica ma ha il doppio di caffeina». A dirlo è Raimondo Ricci, titolare dello storico locale romano Sant'Eustachio, tempio del caffè tra il Senato e Piazza Navona. «In alcuni distributori automatici - continua Ricci - capita di bere caffè che bucano lo stomaco a chi ha la gastrite, perchè si degusta un espresso con miscele 100% Vietnam di bassa qualità. Purtroppo il costo della tazzina negli 8mila bar della capitale si aggira sugli 0,80 centesimi, meno di un quotidiano e quasi la metà di un biglietto dell'autobus (tariffe a cui un tempo era agganciato il costo dell'espresso) e ciò spinge i gestori alla scelta di torrefazioni economiche, col rischio di allontanare sempre più i clienti dal rito del caffè. Gli stessi consumatori italiani hanno perso la cultura della moka. Nel libro di Pellegrino Artusi c'erano anche le ricette e le indicazioni per comprare caffè crudo, ora noi scriviamo sul barattolo della nostra miscela che ha caffeina 1,18, la minima cioè al mondo e meno della metà delle miscele low cost che hanno 3 di caffeina, ma lo capiscono solo gli stranieri questo valore. L'espresso è una invenzione italiana del 1905, andrebbe tutelata - propone infine Ricci - con una Doc o Dop, e per la salute è un pò come l'olio negli ingranaggi, fa bene. Ma noi la sviliamo e gli stranieri fanno soldi con le catene multinazionali».