ROMA. Il termine «manna» evoca immagini bibliche. Pallide gocce sospese, una rugiada miracolosa con la quale Dio nutrì il popolo di Israele. Cosa realmente fosse quella manna o quali nutrienti contenesse forse non lo sapremo mai. Ma sappiamo che un albero particolare del genere Frassinus, appartenente alla famiglia delle Oleacee, coltivato sin dall'antichità sulle Madonie nel territorio di Castelbuono e Pollina, produce una linfa ricca di zuccheri semplici che, essiccata con una procedura tradizionale viene immessa sul mercato col nome di manna. La «nostra» manna dunque, una rara specialità. Che la manna abbia effetti benefici è noto dall'antichità e, nel tempo, le sue proprietà sono state sfruttate nell'industria dolciaria e farmaceutica. Il suo particolare contenuto in zuccheri ne fa un dolcificante a basso indice glicemico, mentre i blandi effetti lassativi, l'attività protettiva e lenitiva per la pelle, l'azione sedativa per la tosse sono alla base di preparazioni cosmetiche e fitofarmaceutiche. A dispetto delle tante proprietà, tuttavia, studi che abbiano affrontato su base scientifica aspetti biochimico-molecolari alla base delle azioni della manna sono - o almeno fino a poco tempo fa erano - inesistenti. Una mancanza che è senz'altro critica e limitante al potenziale sviluppo economico di un prodotto unico, che potrebbe essere a buon diritto collocato fra i prodotti alimentari funzionali. Una mancanza alla quale, grazie all'entusiasmo di un giovane ricercatore con Castelbuono nel cuore e sulla carta di identità, l'Università di Palermo sta cercando di porre rimedio. Presso il laboratorio di Biochimica nel quale lavorano i docenti che fanno parte dei corsi di Laurea Magistrale in Farmacia e Chimica e Tecnologie Farmaceutiche si è recentemente affrontato uno studio sistematico atto a fornire dettagli sui costituenti bioattivi della manna. I benefici per la salute sono stati fin qui considerati dipendere dalla presenza di mannitolo, una molecola osmoticamente attiva cui la manna deve la capacità lassativa, ma anche nota per essere un riducente capace di agire da trappola di particolari radicali. La manna tuttavia è fonte di molte altre molecole attive, fitochimici capaci di agire da riducenti/antiossidanti e pertanto di condizionare l'ambiente interno delle cellule e mantenere una condizione essenziale per tutte le funzioni cellulari, quella che si chiama omeostasi redox. Gli studi fin qui condotti, e già presentati al Congresso dell'International Society for Nutraceuticals and Functional Foods svoltosi ad Instabul dal 14 al 17 Ottobre scorso, hanno messo in evidenza che estratti di manna sono in grado di agire da riducenti e radical scavengers (spazzini di radicali), sia in soluzioni chimiche che in cellule sottoposte alla azione ossidante di vari composti, e dimostrano una capacità protettiva dello stesso ordine di grandezza del principale antiossidante biologico, la vitamina E. Curiosamente, il mannitolo puro non ha l'effetto dell'estratto indicando che o il mannitolo non è responsabile degli effetti antiossidanti della manna o che comunque l'insieme "mannitolo più altri fitochimici" risulta necessario per l'azione. Ancora più interessante appare il fatto che l'estratto di manna abbia mostrato potenti azioni anti-infiammatorie su cellule dell'epitelio intestinale, se si considera l'importanza che le reazioni infiammatorie hanno nello sviluppo di patologie intestinali comprese varie forme di cancro. La strada è lunga, ovviamente, ma l'inizio è più che promettente. Ci sono buoni motivi per studiare la azione della manna su altre cellule normali, per esempio i fibroblasti della cute sottoposti ai raggi UV, o investigarne il potenziale anti-proliferativo in cellule trasformate che hanno perso il controllo dell'omeostasi redox. Ed è quanto si sta per fare o si sta già facendo. La manna è antica ma può diventare il centro di un interesse tutto nuovo, rivolto da un lato a potenziarne e migliorarne la produzione, dall'altro a metterne in luce e sfruttarne i benefici. Oggi come mai prima i prodotti di origine vegetale sono riconosciuti come un'arma importante per prevenire malattie degenerative e mantenere il benessere individuale anche in tarda età. La manna ed i suoi derivati possono sicuramente aiutarci. *Professore Ordinario di Biochimica. Università di Palermo