ROMA. Oro, incenso e mirra, erano i doni portati dai Re Magi nella grotta della Natività, a Betlemme. Doni preziosi, a testimonianza dell'antica presenza e ruolo dell'aroma prezioso nelle culture di tutto il mondo. Se la mirra è oggi pressochè rara nelle nostre case, in tempi di Epifania capita spesso di aver a che fare con il dolce aroma della vaniglia che caratterizza lo zucchero a velo sui dolci della ricorrenza natalizia, come pandoro e panforte. Secondo gli esperti di aromaterapia la vaniglia dona gioia, benessere e rilassamento. Ed è sempre più diffusa nelle bevande zuccherate, oltre che gelati, snack, yogurt e cioccolatini. Persino l'automobile e alcuni centri commerciali hanno diffusori di aroma vanigliato per stimolare serotonina e quindi sereno relax. La Vaniglia è un baccello essiccato di una pianta coltivata nell'America Centrale già in epoca precolombiana. Il Madagascar oggi è il più grande produttore mondiale di vaniglia e in questa isola cresce la varietà più pregiata che è la Vaniglia Bourbon, ma la spezia è coltivata anche alle Seychelles, in Indonesia, Uganda e in Papua Nuova Guinea. «Nel vino - precisa l'esperta di analisi sensoriale Veronica Volpi su 'L'assaggiò - l'aroma di vaniglia viene ceduto dalla botte durante il periodo di invecchiamento. In altri prodotti alimentari, come quelli cotti, sughi, marmellate, caramelle, cibo a base di latte o di carne, viene generata dai processi tecnologici di preparazione». La molecola della vaniglina, continua l'analista sensoriale Claudia Ferretti, che porta alla vaniglia il suo tipico aroma fu identificata da Nicolas Theodore Gobley nel 1858. I semi di vaniglia ne contengono tra l'1,5% e il 4%. Sintetizzata nel 1874 da Ferdinand Tiemann e Wilhelm Haamann a partire dalla coniferina, poi sostituita dall'eugenolo e dal guaiacolo. Oggi le molecole responsabili di questo aroma sono circa una ventina.