Lunedì 23 Dicembre 2024

Dall'analisi del Dna alle terapie, arriva in corsia l'intelligenza artificiale

ROMA. Non siamo ancora a computer in grado di imitare perfettamente il cervello umano sostituendolo in tutto, ma di sicuro il 2014 ha fatto segnare passi da gigante nel campo dell'intelligenza artificiale, avvicinandoci un po' a un futuro immaginato finora solo dalla fiction. Tra i maggiori beneficiari dei progressi ci sono medici e pazienti, sottolinea l'analisi della rivista del Mit Technology Review, che hanno visto i primi servizi basati proprio su questa tecnologia. Tra le applicazioni più interessanti gli esperti mettono il debutto in corsia del supercomputer Watson, sviluppato dall'Ibm e divenuto famoso per aver battuto concorrenti umani ad un telequiz, che aiuterà il New York Genome Center a capire la terapia migliore per dieci pazienti con un tumore analizzando il loro genoma. Oltre a questo programma il supercomputer sta aiutando il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York e la University of Texas fornendo una 'consulenzà agli oncologi basata su un database di tutte le ricerche scientifiche ma anche di vecchi casi. Sempre l'intelligenza artificiale applicata al Dna, che permette un'analisi 'ragionatà di grandi masse di dati, ha permesso lo sviluppo di diversi altri test in grado di predire la terapia più adatta, o persino la necessità o meno di intervento chirurgico nel tumore della tiroide. Per sfruttare questa area di ricerca in grande espansione sono scesi in campo anche i 'big' come Amazon e Google, che hanno messo a punto i loro database genetici da offrire ai ricercatori. Tra le idee messe in campo dalle start up c'è persino una app che aiuta le coppie a concepire elaborando una serie di dati, dalla temperatura corporea all'umore. «Ci siamo dedicati all'infertilità perchè è un problema che le assicurazioni sanitarie non coprono - spiega l'ideatore Max Levchin, uno dei fondatori di PayPal - ma il principio può essere applicato in molti altri campi». Molti altri passi avanti, sottolineano gli esperti del Mit, saranno compiuti nei prossimi anni quando saranno disponibili dei chip neuromorfi, basati cioè sull'architettura del cervello umano, i cui primi prototipi hanno visto la luce proprio nel 2014. Fra questi uno sviluppato da General Motors e Boeing è già stato usato all'interno di un piccolo drone.

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