ROMA. Da tempo gli scienziati valutano la possibilità di raffreddare il pianeta migliorando la capacità delle nuvole di riflettere la luce del sole; i metodi ipotizzati sono diversi. Oggi, per la prima volta, ricercatori delle università di Manchester, Washington e Edimburgo hanno identificato quale sia la metodologia con la miglior efficienza energetica per aumentare l'albedo delle nubi.
La 'Marine cloud brightening' è una tecnica di geoingegneria che si basa sull'idea di immettere particelle di sale nell'atmosfera per aumentare la quantità di luce solare che le nubi riflettono nello spazio. Lo studio, pubblicato su Philosophical Transactions of the Royal Society A, ha messo a confronto quattro metodi differenti per scoprire quale fosse il più efficiente: la migliore, secondo i ricercatori, è quella chiamata 'Raylight Jet'.
Questa tecnica prevede di spruzzare un sottile getto d'acqua che si scompone in piccole gocce nel cielo. Le goccioline evaporano rapidamente, lasciando solo le particelle di sale. Queste particelle, secondo gli autori dello studio, potrebbero essere generate da navi costruite appositamente che viaggiano per gli oceani spruzzando particelle di sale nell'aria.
Studi precedenti avevano già calcolato quale fosse la quantità ottimale di sale per produrre il miglior aumento della riflessività delle nubi, ma non avevano preso in considerazione di quanta energia ci fosse bisogno. A questa domanda ha risposto il nuovo studio: il metodo 'Rayleight Jet', secondo gli scienziati, potrebbe produrre l'effetto desiderato con 30 megawatt, la stessa energia che producono due grandi navi.
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