NISCEMI. Gli epiteti si sprecano: l'«Indiana Jones del Borneo», il «Livingstone italiano», il «nuovo Sandokan». Ad essere ricoperto da così variegati appellativi (sicuramente meritati) è il niscemese Luca Viola, 38 anni, un giovane ammaliato dalle immense foreste della Malesia, dove tenta, con un programma sostenuto dal Governo locale, di salvare dall'estinzione molte specie rare di animali, ormai a rischio di sopravvivenza. Luca Viola, dopo aver girato il mondo alle dipendenze di un'agenzia italiana di turismo, ha deciso di mettere radici a Kota Kimabalu, vivace capitale del Borneo. Una decisione condivisa appieno dalla moglie Michela, originaria di Lucca, che lo ha seguito nelle sue peripezie nel Sud-est asiatico e che lo sostiene nelle sue iniziative. I coniugi Viola si sono integrati benissimo nella comunità asiatica, tanto che hanno adottato anche un bambino malese che riempie la loro vita.
Nel Borneo, l'imprenditore niscemese ha fondato una propria agenzia di viaggi, la «Naturalis», che porta i visitatori fin dentro al cuore verde della Sukau Rainforest, la foresta pluviale che costituisce il secondo polmone verde del mondo dopo l'Amazzonia. Il «Sandokan» niscemese non organizza soltanto tour per turisti appassionati della natura selvaggia e incontaminata, ma assieme ad alcuni studiosi italiani fa da guida a spedizioni lungo il fiume che penetra nella parte più recondita e affascinante della giungla malese, per andare in soccorso degli animali colpiti dalle trappole mortali e dai veleni dei proprietari di piantagioni che si sentono danneggiati dalle distruzioni delle loro culture. In questa giungla, dove raramente l'uomo ha messo piede, Luca Viola e i suoi amici cercano di riportare, nell'ambiente naturale dove vivono, gli animali che trovano feriti e sul punto di morire.
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