MILANO. Una persona su 450 ha una patologia congenita, la sindrome di Wolff-Parkinson-White (Wpw), che dà problemi cardiaci. Il trattamento chirurgico, secondo le linee guida, è impiegato solo in chi ha già avuto dei sintomi di aritmia; ma ora uno studio ha dimostrato che i pazienti senza sintomi sono quelli a più alto rischio, e andrebbero operati per evitare morti improvvise. La ricerca è stata pubblicata su Circulation da Carlo Pappone, esperto del Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna).
La sindrome Wpw colpisce soprattutto i maschi (70%), specie durante l'adolescenza; nel cuore dei pazienti ci sono circuiti elettrici anomali che fanno 'impazzire' il battito cardiaco e
aumentano il rischio di aritmie: queste nella maggior parte dei casi sono benigne, ma in rari casi sono potenzialmente letali. "La sindrome - dicono gli esperti - si può diagnosticare con un
semplice elettrocardiogramma e può essere curata eseguendo l'ablazione, che consiste in una piccola bruciatura su questi circuiti anomali". Il problema, aggiungono, è che ad oggi le linee guida internazionali "negano la possibilità di eseguire l'ablazione a pazienti privi di sintomi, anche se hanno la sindrome Wpw". Eppure, secondo lo studio del Maria Cecilia Hospital, "questi pazienti sono potenzialmente anche a più alto rischio di quelli sintomatici". Lo studio è durato 8 anni e ha esaminato oltre 2mila pazienti.
"I risultati cambiano completamente il punto di vista su questa malattia - commenta Pappone - e dopo questa scoperta, molti bambini potranno essere salvati dal rischio della morte improvvisa. Raccomandiamo di attivare programmi di screening in tutte le scuole per identificare al più presto, attraverso un semplice ecg, ragazzi con la sindrome Wpw asintomatico ma a rischio di aritmie potenzialmente letali".
Caricamento commenti
Commenta la notizia