ROMA. Il 'motore' più potente ed efficente dell'universo si trova nei buchi neri: quando rallentano la loro rapidissima rotazione, possono convertire fino al 29% della loro massa in energia per alimentare i potenti getti di particelle che emettono dai loro poli per centinaia di milioni di anni. E' quanto dimostra lo studio pubblicato su Nature dal gruppo di ricerca di Gabriele Ghisellini presso l'Osservatorio Astronomico di Brera dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). La scoperta nasce dall'analisi delle proprietà dei buchi neri di grande massa che si trovano nelle regioni centrali delle galassie. In media, ogni dieci di questi buchi neri supermassicci ce n'è uno che, oltre ad ingurgitare enormi quantità di massa, riesce ad espellerne una parte in due getti, che si allontanano in direzioni opposte dai suoi poli come dei fari. ''Quello che abbiamo fatto è stato calcolare la potenza che questi getti devono avere per produrre la radiazione che vediamo, e confrontarla con la luminosità rilasciata dalla materia che precipita sul buco nero'', spiega Ghisellini. ''Abbiamo trovato che il getto vince: la sua potenza è maggiore di quella prodotta dalla materia che cade verso il buco nero. Questo - prosegue il ricercatore - indica che siamo di fronte a un nuovo tipo di motore, assai più efficiente di quelli finora conosciuti. Per scoprire quale può essere, dobbiamo pensare quali fonti di energia sono disponibili. Così scopriamo che effettivamente c'è un 'deposito' di energia, contenuta nella rotazione del buco nero''. I ricercatori dovranno ora capire i meccanismi che permettono di attingere a questo immenso deposito di energia. L'ipotesi più accreditata è che il campo magnetico prodotto dalla materia in caduta sul buco nero riesca a 'frenare' la sua rotazione: l'energia così persa potrebbe essere usata per produrre e accelerare il getto.