BERGAMO. Come ampiamente annunciato, il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha portato un presepe alla scuola De Amicis di Bergamo per protestare contro la decisione del preside di vietare la rappresentazione della natività visto che la componente cristiana nell'Istituto era «solo una minoranza». All'iniziativa hanno preso parte anche il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli e Riccardo De Corato (ex An). Salvini ha collocato statue del presepe alte circa un metro davanti a una delle entrate della scuola proprio mentre nell'altro ingresso dell'istituto faceva la sua comparsa uno striscione con la scritta: «Il presepio non c'è, sta arrivando l'asino». Il leader della Lega, però, non ha voluto polemizzare. «Non è un problema di religione - ha dichiarato - il presepio è un simbolo di gioia e accoglienza.
Il problema è di qualcuno che dovrebbe educare, ma che se fa questi ragionamenti dovrebbe cambiare lavoro». Terminata la manifestazione gli esponenti del Carroccio hanno subito rimosso il presepe riportandosi via le statue. Il preside ha cercato di fare marcia indietro. Nessun divieto di fare il presepe a scuola, «è stato un equivoco», ha precisato Luciano Mastrorocco, in una conferenza stampa col sindaco della città, Giorgio Gori. «Il caso - ha sottolineato - è stato amplificato oltre l'inverosimile. Tempo fa parlando con una maestra di vari argomenti era saltata fuori anche la possibilità di fare o meno il presepio. Io le avevo semplicemente detto quale fosse il mio quadro di riferimento dei valori, i principi guida che mi hanno ispirato fin dal 2007, ovvero da quando ricopro questa carica. I principi di una scuola aperta e dialogante che deve unire e non dividere e in cui sia promossa la partecipazione di tutti nella comunità di appartenenza.
Il discorso è stato però equivocato, la maestra ne ha parlato con un genitore ed è nato il caos. Ma io non ho mai vietato di fare il presepio - ha concluso - ho dato libertà ai singoli insegnanti di decidere cosa fosse meglio in base alla loro specifica realtà scolastica e alla loro esperienza. Tanto che negli anni scorsi in alcuni plessi c'era il presepio e in altri no». «Rispetto la scelta del preside, ma dico la mia: laicità non è azzerare le differenze, ma dare voce a tutti. Un presepe non offende nessuno», ha commentato Gori. Che poi ha aggiunto: «Visto che il rischio di strumentalizzare la vicenda era diventato molto alto, siamo venuti qui per dare alla stampa la versione reale dell'accaduto. Bergamo è una città con 20 mila immigrati di diverse etnie e non è mai successo nulla di spiacevole, e soprattutto alla Celadina c'è sempre stata una grande integrazione». «Qui nessuno ha vietato niente a nessuno. Il preside ha ricevuto minacce e insulti per telefono e questo è inaccettabile», ha concluso il sindaco.
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