ROMA. Analizzare la composizione degli acidi grassi nelle carni per identificarne l'origine: è questo il principio alla base del sistema messo a punto dagli scienziati dell'Institute of Food Research (Ifr) del Norwich Research Park come alternativa economica ai test del Dna, oggi comunemente in uso. Il test, si legge nel rapporto pubblicato sulla rivista 'Food chemistry', è stato realizzato in collaborazione con la Oxford Instruments e permette a un tecnico di riconoscere in dieci minuti se la porzione di carne analizzata sia di origine vaccina o equina.
«Per essere utile uno strumento di screening deve essere rapido ed economico», spiega il team nel rapporto. «Il metodo attualmente in uso si basa sulla composizione genetica degli animali di partenza, ma è relativamente lento, costoso e soggetto a contaminazione se non utilizzato con attenzione».
«La tecnologia chiave del nuovo sistema usa uno spettroscopio 'Pulsar', sviluppato da Oxford Instruments e un softwere per l'analisi matematica dei dati spettrali, sviluppato presso Ifr». L'analisi si effettua su un campione di carne del peso di un grammo immerso in un solvente per permettere allo spettroscopio di estrapolare i dati e al programma di analizzarli. Entro pochi minuti, garantisce il team, è possibile individuare l'origine del campione. Il test è attualmente in fase di sperimentazione presso uno stabilimento di grande produzione e sarà presto in grado di
riconoscere anche le carni di altra origine, come l'ovina e la suina.
«Abbiamo scoperto che le carni hanno una 'firma' nei grassi e che con questo test diventa molto più semplice decifrarle - spiega Kate Kemsley, membro del team -. Pensiamo sia utile soprattutto se collocato nei punti chiave della catena di filiera, come grossisti e grandi industrie per la lavorazione della carne».
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